Buchi neri a gogò
Un metodo di indagine sviluppato da ricercatori dell’University of Waterloo permetterà di raddoppiare in un paio d’anni il numero di buchi neri stellari noti, rilevando ogni anno dieci di questi oggetti affascinanti e misteriosi, secondo un nuovo studio pubblicato su The Astrophysical Journal.
Avery Broderick, Mansour Karami e i loro colleghi hanno elaborato un metodo che può avere notevoli implicazioni per il campo emergente dell’astronomia gravitazionale e per il modo in cui saranno individuati gli enigmatici buchi neri e altri oggetti estremi.
“Nei prossimi dieci anni avremo a disposizione dati sufficienti per poter analizzare statisticamente le proprietà dei buchi neri come popolazione”, ha detto Broderick, uno degli autori. “Questa informazione ci permetterà di studiare buchi neri di massa stellare in vari stadi della loro esistenza”.
I buchi neri non emettono radiazione, rendendo impossibile osservarli direttamente, ma soltanto attraverso i loro effetti sullo spazio circostante. Sappiamo però che giocano un ruolo fondamentale nel ciclo di vita delle stelle e regolano la crescita delle galassie. A febbraio è stata annunciata dalle collaborazioni LIGO e VIRGO la prima rilevazione diretta delle onde gravitazionali generate dalla fusione di due buchi neri. “Non sappiamo quanto siano rari simili eventi e come siano distribuiti i buchi neri nella galassia”, continua Broderick.
Lo studio propone un approccio integrato per rilevare e studiare i buchi neri, non come singole entità, ma come un intero sistema, combinando due strumenti: il microlensing gravitazionale e l’interferometria radio. Il fenomeno del microlensing gravitazionale avviene quando un oggetto, come un buco nero, si interpone tra l’osservatore e un’altra sorgente luminosa lontana, ad esempio una stella, deviandone la luce.
Anche i più grandi telescopi che osservano eventi di questo tipo hanno risoluzione limitata, con la conseguenza di una comprensione difficile dell’oggetto-lente: il team propone di riprendere l’evento di microlensing più volte di seguito in tempo reale utilizzando onde radio. Trasformare queste immagini in un filmato permetterà di estrarre informazioni anche sul buco nero che ne è la causa.
[ Barbara Bubbi ]
http://phys.org/news/2016-12-black-holes-years-method.html
Credit: NASA, ESA, and D. Coe, J. Anderson, and R. van der Marel (STScI)
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