Cielo del Mese – Gennaio 2022
Terminata la visibilità della cometa di Natale C/2021A1 Leonard, a gennaio sparisce dal cielo serale anche la meravigliosa Venere, che tornerà visibile all’alba dopo la metà del mese. In compenso ritroviamo Marte che lentamente tenta di riemergere dalla mitica “botte degli Aloadi” rendendosi faticosamente visibile alla fine della notte, e anche Mercurio farà capolino all’inizio del mese nel cielo del tramonto. Di sera l’orizzonte sudoccidentale continua a ospitare Giove e Saturno, ma per sempre meno tempo perché i due pianeti sono avviati alla congiunzione col Sole. Saturno, che vi giunge per primo, rimane ben osservabile fino a metà gennaio, quando svanisce gradualmente nella luce crepuscolare.
Per quel che riguarda le stelle, nelle prime ore serali dominano il palcoscenico celeste orientale, Betelgeuse, Rigel, Aldebaran, Capella, Sirio, Procione, Polluce e Castore: la massima concentrazione di stelle appartenenti alle 25 più luminose dell’intera volta celeste, incorniciata ad ovest dall’ammasso delle Pleiadi e, ad est, da quello del Presepe, entrambi visibili ad occhio nudo.
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SOLE
Si trova nella costellazione del Sagittario e dal 20 in quella del Capricorno.
Il 4 gennaio il Sole è più vicino alla Terra, perchè il nostro pianeta alle 02.14 tocca il perielio, il punto della sua orbita più vicino al Sole, dal quale disterà 147,11 milioni di chilometri (0,98 UA).
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FASI DELLA LUNA
Nuova – domenica 2 h19.32
Primo quarto – domenica 9 h19.10
Piena – martedì 18 h00.48
Ultimo quarto – martedì 25 h14.40
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PRINCIPALI EVENTI ASTRONOMICI DI GENNAIO
1 23.59 Luna al perigeo 358.036 km
2 19.32 Luna nuova
4 01.16 Sciame meteorico delle Quadrantidi (ZHR 120)
4 02.14 Terra al perielio 147,11 milioni di chilometri (0,983335 UA)
4 02.21 Congiunzione Luna – Mercurio 3,1°S, visibile dopo il tramonto.
4 17.46 Congiunzione Luna – Saturno 4,2°S
6 01.10 Congiunzione Luna – Giove 4,5°S, visibile dopo il tramonto.
7 10.45 Congiunzione Luna – Nettuno 4,1°S,visibile dopo il tramonto.
7 11.52 Mercurio alla massima elongazione est 19,3°
7 17.45 Allineamento Mercurio, Saturno, Giove e Luna
8 11.52 Venere al perigeo 0,265774 UA
9 01.49 Venere in congiunzione inferiore
9 19.10 Luna al primo quarto
11 08.12 Mercurio al nodo ascendente
11 12.25 Congiunzione Luna – Urano 1,5°S, visibile dopo il tramonto.
11 21.39 Congiunzione Mercurio – Saturno 3,6°S, visibile dopo il tramonto.
13 02.36 Congiunzione Luna – Pleiadi 4,3°S
13 22.12 Congiunzione Luna – Iadi 6,6°N
14 02.33 Congiunzione Luna – Aldebaran 6,5°N
14 10.26 Luna all’apogeo 405.804 km
14 12.35 Mercurio stazionario moto retrogrado
16 00.11 Mercurio al perielio 0,307502 UA
17 17.12 Congiunzione Luna – Polluce 2,6°S, visibile dopo il tramonto.
18 00.48 Luna piena
18 18.16 Congiunzione Luna – Presepe 3,5°N
20 11.59 Congiunzione Luna – Regolo 4,9°N, visibile dopo il tramonto.
23 11.24 Mercurio in congiunzione inferiore
24 14.58 Congiunzione Luna – Spica 5,5°N, visibile dall’una di notte.
25 14.40 Luna all’ultimo quarto
28 00.28 Congiunzione Luna – Antares 3,7°N, visibile prima dell’alba.
29 16.03 Congiunzione Luna – Marte 2,4°S, visibile prima dell’alba.
30 08.08 Luna al perigeo 362.249 km
30 20.32 Urano in quadratura orientale
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PIANETI
MERCURIO inizia il mese nel Sagittario che lascia subito il 2 per entrare nel Capricorno, dove resta fino al 25, quando ritorna nel Sagittario. Per via della congiunzione inferiore col Sole del 23 gennaio, possiamo vedere Mercurio solo nella prima metà del mese dopo il tramonto con una magnitudine apparente che aumenta da -0,73 a +0,73 nel periodo dall’1 al 15 gennaio, segno che il pianeta riduce la sua luminosità (di quasi quattro volte); al contempo Mercurio aumenta il suo diametro apparente da 5,98” a 8,72”. Raggiunge la massima altezza sull’orizzonte di 4,2° il giorno 11. Il 7 gennaio invece raggiunge la massima elongazione est, posizione che, insieme all’inclinazione pronunciata che l’eclittica ha in questo periodo rispetto all’orizzonte (circa 50°), offre Mercurio nelle sue migliori condizioni di visibilità. La massima elongazione est è la distanza angolare massima dal Sole, oltre la quale Mercurio ci sembra non possa spingersi, per la dimensione prospettica della sua orbita vista dalla terra. La massima elongazione di gennaio in particolare porta Mercurio ad appena 19,3° dal Sole, non proprio memorabile ma vale la pena tentare di osservare questo elusivo pianeta immerso nelle luci del crepuscolo.
Prima di perderne la visione, Mercurio si offre in alcune configurazioni di interesse estetico. Il 4 gennaio poco dopo le 17.30, possiamo vedere Mercurio a una distanza angolare di 7° dalla Luna, con la quale è stato in congiunzione di notte e che porge al pianeta il suo sottilissimo bordo luminoso. Un po’ più in alto, a circa 4° dalla Luna, si vede Saturno e siamo così anche di fronte a un raggruppamento. Più o meno alla stessa ora, ma del 7 gennaio, l’orizzonte sudoccidentale si riempie di un numeroso allineamento formato dalla Luna che ha da poco culminato e conduce al tramonto Giove, Saturno e Mercurio volgendo a essi il suo disco crescente di luce. L’11 gennaio infine, abbiamo un ultimo appuntamento con Mercurio che, sempre dopo il tramonto, possiamo vedere a circa 3° di distanza da Saturno col quale sta per andare in congiunzione.
VENERE brilla dalla costellazione del Sagittario e l’8 gennaio raggiunge il perigeo, ovvero si trova nel punto più vicino alla Terra situato a 39,8 milioni di chilometri (0,266 UA). In questa circostanza il suo diametro apparente tocca il valore massimo di 62,8”. All’atto pratico tuttavia il pianeta non è visibile perché il 9 gennaio va in congiunzione inferiore col Sole e la sua distanza apparente dalla stella diventa minima, appena 4°51’. Venere torna a mostrarsi verso la terza decade di gennaio, ma non più dopo il tramonto come avvenuto finora, bensì prima dell’alba con una magnitudine media di -4,7, cambiando così la sua identità popolare da “stella della sera” a “stella del mattino”. Sotto questa nuova veste, il 23 raggiunge anche il perielio, la sua minima distanza dal Sole a 44,4 milioni di chilometri dalla stella.
MARTE si trova nell’Ofiuco che abbandona il 19 gennaio per entrare nel Sagittario. Il pianeta rosso torna timidamente a mostrarsi dopo la lunga assenza dovuta alla congiunzione col Sole dello scorso ottobre e possiamo vederlo sorgere prima dell’alba come un puntino di magnitudine 1,5 e dal diametro apparente di appena 4” circa, per via della sua immensa distanza dalla Terra (circa 2,3 UA), ancora abbastanza simile a quella dell’apogeo (2,6 UA). Possiamo osservarlo mediamente per un’ora e mezza in direzione est e in gennaio l’unico appuntamento che lo riguarda, è la congiunzione con la Luna il giorno 29 che, 2,4° più sotto, volge a Marte il suo sottile bordo illuminato.
GIOVE si trova nell’Acquario e si vede dopo il tramonto in direzione sud-ovest mediamente per due ore e mezza. La sua permanenza sopra l’orizzonte sta tuttavia progressivamente diminuendo perché il pianeta è diretto verso la congiunzione col Sole che raggiungerà in marzo. Per questo motivo si sta allontanando sempre più, come possiamo notare sia dal suo diametro apparente che nell’arco del mese passa da 35,3” a 33,6”, sia dal suo splendore che cala lievemente passando da -2,13 magnitudini a -2,05. Il 6 gennaio, Giove è in congiunzione con un sottile spicchio crescente di Luna rivolto verso il pianeta e dal quale dista angolarmente 4,5°.
SATURNO è stazionario nel Capricorno e ricalca più o meno gli stessi comportamenti di Giove, trovandosi a circa 19° da esso, ma più vicino angolarmente al sole, con l’effetto che lo vediamo per meno tempo la sera e per meno giorni: Saturno infatti raggiungerà la congiunzione col Sole all’inizio di febbraio e, già dopo la metà di gennaio, inizia a perdersi nella luce crepuscolare della sera. Come Giove, si sta allontanando dalla Terra e in particolare il suo diametro apparente rimpicciolisce passando dai 15,5” di inizio gennaio ai 15,3” della fine, mentre la sua magnitudine apparente si mantiene sul valore di 0,7. Il 4 gennaio, dopo il tramonto, Saturno è in congiunzione con la Luna, illuminata al 5%, e dalla quale ha una distanza angolare di 4,2°. La congiunzione avviene alle 17.46 e a quell’ora un po’ più a ovest si vede ancora Mercurio che si trova 4° sopra l’orizzonte e così, in assenza di ostacoli in direzione sudoccidentale, possiamo godere la vista di un breve ma suggestivo raggruppamento.
URANO, visibile con almeno un binocolo, è stazionario nell’Ariete al confine con la Balena e lo vediamo a partire dal tramonto del Sole in direzione sud, dunque nei pressi del transito, e fino a oltre la mezzanotte. La sua magnitudine è di 5,8 e il suo diametro apparente è di circa 3,6”. Dopo il tramonto dell’11 gennaio Urano è 2° a ovest della Luna, con la quale è stato in congiunzione a metà giornata. Il nostro satellite volge a Urano la porzione illuminata, già al 70%, del suo disco, rendendo difficoltoso distinguere il pianeta.
NETTUNO prosegue la sua permanenza nell’Acquario e appare dopo il tramonto in direzione sudoccidentale con magnitudine 7,8 e diametro angolare di circa 2”. È anch’esso diretto verso la congiunzione col Sole, posizione che raggiungerà in marzo una settimana dopo Giove. La sua permanenza sopra l’orizzonte va pertanto diminuendo e la sua visione è limitata a qualche ora prima della mezzanotte.
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METEORE
Il nuovo anno si apre col passaggio di uno sciame meteorico particolarmente intenso, quello delle Quadrantidi, stelle cadenti che il 4 gennaio raggiungono il picco teorico da 50 a 300 meteore all’ora, sciame dunque che può essere più copioso di quello delle Perseidi, ma la cui notorietà è un po’ penalizzata dal verificarsi nella stagione invernale. Le Quadrantidi devono il loro nome alla costellazione non più esistente del «Quadrante Murale», che ospitava il loro radiante, ovvero il punto da cui sembrano irraggiarsi e che si trova a 15h28m di ascensione retta e 45°N di declinazione, molto vicino alla debole stella HD137870 di magnitudine 7,15. La costellazione del Quadrans Muralis fu inventata sul finire del Settecento dall’astronomo francese Joseph Jérôme de Lalande e venne abolita nel 1922 dall’Unione Astronomica Internazionale, quando stilò l’elenco ufficiale delle 88 costellazioni della volta celeste. Il gruppo di stelle si trovava sopra il Bootes, i cui confini oggi racchiudono la vecchia costellazione e talvolta lo sciame viene ricordata anche col nome di Bootidi. Il corpo celeste che ha dato origine a questa pioggia di stelle cadenti che, a differenza di altre, ha una durata molto più breve (perché è evidentemente più recente essendo i suoi frammenti circoscritti nello spazio), non ha un’identità certa, anche se con molta probabilità non si tratta di una cometa, bensì di un asteroide, il 2003 EH1. Scoperto nel 2003 e identificato come sorgente molto probabile delle Quadrantidi dall’astronomo olandese Peter Jenniskens, 2003 EH1 è un piccolo asteroide di soli 3 chilometri di diametro e che ruota intorno al Sole in circa cinque anni e mezzo.
Il picco delle Quadrantidi quest’anno si ha la notte del 4 gennaio alle ore 01.16. Il Bootes è sorto da poco e il cielo non è disturbato dalla luce lunare perché il nostro satellite è ancora sotto l’orizzonte e illuminato solo al 2%. La notte è pertanto a completa disposizione per osservare lo sciame meteorico che si irradia dal Bootes, ma che di fatto è visibile in ogni direzione.
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STELLE E COSTELLAZIONI
Le costellazioni che culminano in gennaio nella fascia oraria 21.00-24.00 sono il Toro, Orione, la Lepre e l’Auriga, tutte appartenenti al glorioso e scintillante cielo invernale.
Citando queste costellazioni, possiamo dire che le notti di gennaio sono un vero e proprio concentrato di stelle luminosissime che si raccolgono nella stessa porzione di cielo e culminano prima della mezzanotte: Sirio, Betelgeuse e Procione formano l’asterismo del Triangolo Invernale, ma nei paraggi splende anche Rigel che con Betelgeuse, Bellatrix e Saiph delimita la costellazione di Orione, un vero forziere celeste: la sua cintura custodisce la famosissima nebulosa Testa di Cavallo, mentre nella spada si sprigiona la luce della nebulosa M42, la Grande Nebulosa di Orione, ricca di stelle nascenti e percepibile ad occhio nudo. Aldebaran brilla con la sua luce ambrata nel Toro, tracciato nella sua biforcazione dall’ammasso delle Iadi e impreziosito da quello delle Pleiadi (M45). La Nebulosa del Granchio (M1), uno dei più famosi resti di supernova, completa infine la costellazione vicino alla punta del corno meridionale (Zeta Tauri), visibile solo al telescopio. E poi ancora, poco distanti, Castore e Polluce segnano la costellazione dei Gemelli, mentre Capella indica quella dell’Auriga. Fra gli oggetti di profondo cielo, oltre alle due nebulose in Orione e a M1, si aggiungono nell’Unicorno le nebulose Rosetta e Cono, quest’ultima con il luminoso ammasso aperto Albero di Natale. Ad arricchire in direzione sud questo splendido affresco celeste, la Via Lattea si riversa infine come una cascata piena di stelle fra le costellazioni dell’Auriga, dei Gemelli, di Orione, dell’Unicorno e del Cane Maggiore. A est del numeroso gruppo di stelle brillanti di queste costellazioni, vale la pena osservare l’ammasso del Presepe (M44) nel Cancro fra le stelle Asellus Borealis e Australis, mentre a ovest, dopo il tramonto del Sole, la Galassia di Andromeda (M31) ha da poco transitato ed è ancora ben alta in cielo. Per finire, sempre a occidente, vicino all’orizzonte è possibile osservare il Triangolo Estivo con Deneb, Vega e Altair prossimi a tramontare accompagnati anch’essi dalla scia della Via Lattea.
[Ilaria Sganzerla, Paolo Colona]
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