Come puntare un astro conoscendone le coordinate
Tutte le montature equatoriali (con poche eccezioni) hanno dei cerchi graduati sui loro assi: a che servono? Come si usano? Chi sa che esistono le “coordinate celesti” intuisce facilmente che quei cerchi assolvono a puntare un astro di cui conosciamo le coordinate. Come si fa? E quanti astrofili, effettivamente, usano questo sistema?
Cominciamo col rispondere all’ultima domanda: i cerchi si usano molto raramente per puntare gli oggetti celesti. Tuttavia esistono casi in cui essi si rivelano assolutamente necessari. L’esempio più eclatante è il puntamento di giorno degli astri. Facciamo un esempio: sono le 11 di mattina, Venere sfoggia una bella elongazione occidentale dal Sole (vale a dire è a destra del Sole e ben distaccata), quindi è un momento ideale per puntarla.
Come possiamo puntare Venere di giorno dato che non sappiamo esattamente dov’è e non la vediamo? (Venere è visibile di giorno, ma bisogna sapere dove si trova) Ecco il caso ideale in cui ci vengono in soccorso i cerchi graduati. Spiegando in che modo possiamo puntare Venere di giorno, illustreremo l’uso dei cerchi graduati dato che nello stesso identico modo si può puntare qualsiasi astro anche di notte.
Per prima cosa dobbiamo procurare di avere le coordinate astronomiche attuali sia di Venere, sia di un altro astro visibile in cielo in questo momento (sicuramente il Sole, ma può darsi che sia visibile anche la Luna, in tal caso sceglieremo l’astro più vicino a Venere). Fatto questo, metteremo in stazione la montatura equatoriale (asse polare rivolto a Nord e alzato di un angolo pari alla nostra latitudine) e punteremo l’astro visibile, ad esempio il Sole. Inutile ricordare che quando puntiamo il Sole dobbiamo tappare il cercatore (altrimenti il crocicchio si brucerà) e usare le dovute cautele. Ora occupiamoci dei cerchi della montatura: quello di declinazione normalmente è fisso, se non lo è bisogna girarlo fino a fargli segnare la declinazione attuale del Sole. La stessa cosa si fa con il cerchio di ascensione retta: va ruotato finchè non mostra il valore effettivo del Sole. Ora, ultimo passo, si muove il telescopio su entrambi gli assi finchè gli indici non puntano i valori di Venere, sia AR che Dec.
Se lo stazionamento era corretto, e i cerchi sufficientemente precisi, avremo la bella sorpresa di mettere l’occhio all’oculare e vedere lo bel pianeta che ad amar conforta come lo chiama Dante (Purgatorio, I, 19). È ovvio che staremo utilizzando un oculare a grande campo (lunga focale, grande campo apparente), precedentemente messo perfettamente a fuoco.
Ricapitolando, la procedura per usare i cerchi graduati della montatura equatoriale è la seguente:
- messa in stazione della montatura
- si centra un astro di coordinate note, utilizzando un oculare a largo campo
- si impostano le sue coordinate sui cerchi ruotandoli
- si muove il telescopio finchè i cerchi non indicano le coordinate dell’astro che intendiamo puntare
- si osserva nel telescopio
Se l’astro desiderato non si vede, è conveniente regolarsi in questo modo:
- verificare che la sua magnitudine sia compatibile con strumento e condizioni meteo
- se l’astro è teoricamente visibile, cercare attorno alla posizione d’arrivo muovendo a spirale il telescopio
- se non si trova ancora niente, verificare che il telescopio sia stato mosso nel senso giusto (può succedere di scambiare N-S ed E-W)
- eventualmente, ripetere l’operazione daccapo
Infine un consiglio: per minimizzare gli errori di puntamento dovuti al cattivo stazionamento della montatura, si utilizzi, come punto di partenza, una stella vicina all’oggetto che vogliamo puntare. In questo modo gli errori saranno dovuti solo all’incertezza della lettura delle coordinate segnate dai cerchi graduati.
Quando si usa questa procedura? Come abbiamo detto, un astrofilo ricorre ai cerchi graduati solo raramente. Di giorno è sicuramente uno di quei casi in cui sono utili (il record di chi scrive fu di puntare Venere, Saturno e Aldebaran a mezzogiorno) , altrimenti, nel cielo notturno, sono incomparabilmente più pratici gli atlanti stellari per orientarsi tra stelle e costellazioni fino a trovare gli oggetti che ci interessano. Un tempo, se si voleva osservare un pianetino, una cometa, o un altro corpo in movimento, conoscendone le coordinate, bastava riportarne la posizione sull’atlante e poi puntarlo utilizzando il cercatore: oggi qualunque app astronomica vi dà direttamente la posizione di questi oggetti fra le stelle, quindi i cerchi sono ben di rado la prima opzione per puntare un oggetto.
P:C
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