Hubble individua un tripudio di stelle in una galassia remota
Quando si tratta dell’Universo remoto persino lo sguardo acuto del telescopio Hubble può arrivare fino ad un certo punto. Cogliere dettagli più raffinati richiede un piccolo aiuto, che può giungere da un fenomeno noto come lente gravitazionale.
Applicando una nuova analisi computazionale ad una galassia ingrandita dall’effetto della lente gravitazionale gli astronomi hanno ottenuto immagini dieci volte più definite rispetto a quelle che Hubble avrebbe potuto riprendere da solo. Il risultato permette di ammirare una galassia a disco visibile di taglio costellata da macchie brillanti ricche di stelle neonate.
“Quando abbiamo visto l’immagine ricostruita abbiamo detto ‘Wow, sembra che stiano esplodendo ovunque fuochi d’artificio'”, ha detto Jane Rigby del Goddard Space Flight Center a Greenbelt, Maryland.
La galassia in questione, chiamata in modo poco poetico
SGAS J111020.0+645950.8, è così remota che la vediamo come appariva 11 miliardi di anni fa, circa 2,7 miliardi di anni dopo il Big Bang. È una fra le oltre 70 galassie soggette a effetto lente gravitazionale forte studiate dal telescopio Hubble, derivanti da obiettivi selezionati dalla survey Sloan Giant Arcs Survey, che ha scoperto centinaia di galassie simili cercando nei dati della vasta Sloan Digital Sky Survey.
La gravità di un gigantesco ammasso di galassie, chiamato SDSS J1110+6459 e situato tra la galassia obiettivo e la Terra, distorce la luce della galassia più lontana, allungandone la forma in un arco e amplificandola di quasi 30 volte. Il team ha dovuto sviluppare speciali codici computazionali per rimuovere le distorsioni causate dalla lente gravitazionale e per mostrare la galassia come apparirebbe normalmente.
L’immagine risultante ha rivelato due dozzine di addensamenti di stelle neonate, ognuno esteso da 200 a 300 anni luce. Questo è in contrasto con teorie secondo le quali le regioni di formazione stellare nel giovane Universo dovrebbero essere molto più ampie, 3.000 anni luce o più in dimensione.
Anche se Hubble ha evidenziato nuove stelle all’interno della remota galassia, il telescopio James Webb scoprirà stelle più vecchie, più rosse, che si sono formate in precedenza nella storia della galassia, e sarà in grado di penetrare attraverso la polvere opaca presente nella galassia stessa. “Grazie al telescopio Webb potremo dire cosa è avvenuto in questa galassia nel passato, e rivelare ciò che non abbiamo osservato con Hubble a causa della polvere”, ha concluso Rigby. La scoperta è stata descritta in uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters e due studi pubblicati su The Astrophysical Journal.
[ Barbara Bubbi ]
http://hubblesite.org/news_release/news/2017-27
Credits NASA, ESA, and T. Johnson (University of Michigan)
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