Kepler-80 e le sue orbite strambe

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Un team di astronomi del Florida Institute of Technology ha scoperto nuove caratteristiche del sistema planetario Kepler-80 individuato dal telescopio NASA. I suoi esopianeti hanno periodi di rivoluzione brevissimi e orbite sincronizzate tra loro.

Qui gli anni durano 9 giorni al massimo e le orbite sono sincronizzate in una insolita coreografia cosmica. Siamo su Kepler-80, il sistema planetario che deve il suo nome al telescopio spaziale della NASA che l’ha scoperto nel 2012.

Ora un gruppo di astronomi del Florida Institute of Technology fornisce nuove informazioni sui 5 esopianeti abitanti di Kepler-80, che avrebbero una configurazione orbitale molto rara.

Lo studio, in pubblicazione su Astronomical Journal, ha confrontato questo sistema planetario con i cosiddetti STIP, dall’inglese Systems with Tightly-spaced Inner Planets. Si tratta di gruppi di pianeti con le orbite interne molto più strette rispetto alla media, e una distanza estremamente ravvicinata dalla loro stella.

Nel caso di Kepler-80, che si trova a circa 1.000 anni luce da noi, i 5 pianeti orbitano in un’area che complessivamente è 150 volte più piccola dell’orbita terrestre attorno al Sole.

Andando dall’interno all’esterno, i periodi di rivoluzione corrispondono rispettivamente a 1, 3, 4, 7 e 9 giorni terrestri. Anni lampo, dunque, che cambiano impercettibilmente (il telescopio Kepler ha stimato questa variazione dello 0.001%) a seconda della reciproca interazione gravitazionale dei pianeti.

Ma l’aspetto più sorprendente individuato dal team del Florida Institute of Technology riguarda la ‘danza’ complessiva degli esopianeti di Kepler-80: i ricercatori hanno scoperto che le loro orbite sono per così dire ‘sincronizzate’, e seguono uno schema ben definito.

In particolare, i 4 pianeti più esterni assumono esattamente nella stessa configurazione ogni 27 giorni, in un effetto chiamato ‘risonanza’. Questo assetto è ci che aiuta l’intero sistema planetario a rimanere gravitazionalmente stabile.

L’elegante coreografia di Kepler-80 aiuta a capire anche l’origine e il comportamento di altre orbite sincronizzate, accomunate da una configurazione orbitale stretta. Secondo i ricercatori, questo tipo di sistema planetario deriva da un processo di migrazione, che avrebbe letteralmente spinto i pianeti in formazione a ‘chiudersi’ nelle orbite che sono oggi osservabili.

Fino ad ora Kepler ha scoperto circa un centinaio di sistemi planetari STIP, formati generalmente da tre a sette esopianeti che ruotano attorno alla loro stella in un periodo compreso tra uno e cento giorni.

Insolite ‘coreografie’ come quella di Kepler-80 stanno progressivamente mutando il modo in cui gli scienziati pensano al processo di formazione planetaria: un cambio di prospettiva che potrebbe influire anche la nostra conoscenza sulla nascita ed evoluzione della Terra.
[ Giulia Bonelli ]

http://www.asi.it/it/news/kepler-80-e-le-sue-orbite-strambe

http://mmacdonald.altervista.org/kepler-80.html

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