Lo sguardo più profondo in Orione
Questa spettacolare immagine ripresa dal telescopio VLT dell’ESO scruta in profondità nel cuore della Nebulosa di Orione, come mai prima d’ora, rivelando un numero di nane brune e oggetti isolati di massa planetaria circa dieci volte superiore a quelli già noti. La scoperta mette in discussione lo scenario ampiamente accettato della formazione stellare in Orione.
Un team internazionale ha utilizzato lo strumento HAWK-I ,che opera nell’infrarosso, sul Very Large Telescope (VLT) dell’ESO per ricavare la visione più profonda e più completa della nebulosa di Orione mai ottenuta. Non solo possiamo ammirare un’immagine di spettacolare bellezza, ma è stato possibile rivelare una notevole abbondanza di deboli nane brune e oggetti isolati di massa planetaria.
La famosa Nebulosa di Orione si estende per circa 24 anni luce nella costellazione di Orione ed è visibile dalla Terra ad occhio nudo, come una macchia indefinita nella spada di Orione. Alcune nebulose, come questa, sono illuminate dall’intensa radiazione ultravioletta emessa dalle stelle calde e giovani all’interno, in modo tale da ionizzare il gas e farlo brillare.
La relativa vicinanza della nebulosa di Orione la rende un laboratorio ideale per comprendere meglio il processo e la storia della formazione stellare e per determinare il numero di stelle di diversa massa che possono nascere.
Amelia Bayo (Universidad de Valparaíso, Valparaíso, Cile; Max-Planck Institut für Astronomie, Königstuhl, Germania), co-autrice del nuovo studio e parte del team di ricercatori, spiega il motivo per cui questo è importante: “Capire quanti oggetti di massa bassa si trovino nella Nebulosa di Orione è molto importante per meglio definire le attuali teorie di formazione stellare. Ora ci rendiamo conto che il modo in cui questi oggetti si formano dipende dall’ambiente in cui nascono”.
Questa nuova immagine è entusiasmante perché rivela un’inaspettata ricchezza di oggetti di massa molto bassa, il che suggerisce che la nebulosa di Orione stia formando in proporzione un numero molto maggiore di oggetti piccoli rispetto a regioni di formazione stellare meno attive.
Prima di questo studio si era trovato che la maggior parte degli oggetti avevano masse di circa un quarto rispetto a quella solare. La scoperta di una varietà di nuovi oggetti con masse molto inferiori presenti in Orione ha ridefinito questa maggioranza. Queste osservazioni suggeriscono inoltre l’allettante ipotesi che il numero di oggetti di dimensioni planetarie potrebbe essere di gran lunga maggiore di quanto finora si pensava. Anche se la tecnologia per osservare facilmente questi oggetti non esiste ancora, il futuro telescopio Extremely Large Telescope (E-ELT) dell’ESO è stato progettato per perseguire questo tra i suoi obiettivi.
Lo scienziato Holger Drass (Astronomisches Institut, Ruhr-Universität Bochum, Bochum, Germania; Pontificia Universidad Católica de Chile, Santiago, Cile), primo autore dello studio, ha affermato: “Ho l’impressione che il nostro risultato offra uno sguardo su una nuova era della scienza planetaria e della formazione stellare. L’enorme numero di pianeti vaganti rispetto ai nostri attuali limiti osservativi mi fa sperare di riuscire a scoprire una quantità di piccoli pianeti simili alla Terra grazie alle future osservazioni dell’E-ELT”.
[ Barbara Bubbi ]
http://www.eso.org/public/news/eso1625/?lang
Credit: ESO/H. Drass et al.
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