Cielo del mese di febbraio 2024
I fenomeni astronomici di febbraio 2024, con la visibilità di stelle, pianeti e costellazioni.
Febbraio è avaro di giorni, anche se quest’anno ce ne regala uno in più, ma soprattutto nel 2024 tende a lesinare sui pianeti, almeno quelli visibili a occhio nudo.
Oltre a Marte, che prosegue la sua assenza, anche Saturno è destinato a scomparire, perché mercoledì 28 va in congiunzione col Sole e possiamo così osservarlo soltanto durante la prima decade di febbraio. Venere sorge verso l’alba, appariscente come di consueto, ma il tempo a disposizione per osservarlo è sempre più ridotto. Unico pianeta a concedersi agevolmente per tutto il mese è Giove che splende fra le stelle della sera.




Si trova nella costellazione del Capricorno e dal 17 in quella dell’Aquario.








1 08.46 Congiunzione Luna – Spica 1,7°N, visibile prima dell’alba a sud-ovest
2 17.56 Mercurio all’afelio (0,467 UA)
3 00.18 Luna all’ultimo quarto 

5 01.51 Congiunzione Luna – Antares 0,6°N (occultazione), visibile dopo le 4.00 a sud-est non più in occultazione
7 19.50 Congiunzione Luna – Venere 5,4°S, visibile prima dell’alba a sud-est 



8 12.46 Urano in quadratura orientale
9 23.59 Luna nuova 

10 19.48 Luna al perigeo (358.087 km)
11 01.39 Congiunzione Luna – Saturno 1,8°S, visibile con difficoltà dopo il tramonto a ovest
12 07.44 Congiunzione Luna – Nettuno 0,7°S (occultazione), visibile dopo il tramonto a ovest non più in occultazione
14 00.47 Venere al nodo discendente
15 09.15 Congiunzione Luna – Giove 3,2°N, visibile dopo il tramonto a sud-ovest 



15 19.00 Raggruppamento Urano, Luna e Giove, visibile a sud-ovest
16 02.59 Congiunzione Luna – Urano 3,2°N, visibile fino a poco dopo la mezzanotte a ovest
16 16.01 Luna al primo quarto 

16 20.49 Congiunzione Luna – Pleiadi 0,6°S (occultazione), visibile a sud-ovest
21 02.32 Congiunzione Luna – Polluce 1,6°S, visibile a ovest
22 04.00 Congiunzione Luna – Presepe 3,7°N, visibile a ovest
24 00.25 Congiunzione Luna – Regolo 3,6°N, visibile a sud
24 13.30 Luna piena, Microluna 

25 08.12 Eclissi lunare di penombra (non visibile dall’Italia)
25 15.59 Luna all’apogeo (2° apogeo dell’anno, 406.314 km)
26 23.48 Mercurio in fase piena
28 09.18 Mercurio in congiunzione superiore
28 15.22 Congiunzione Luna – Spica 1,5°N, visibile prima dell’alba a sud-ovest
28 22.00 Saturno in congiunzione col Sole 



☿ MERCURIO inizia il mese nella costellazione del Sagittario con una distanza apparente dal Sole di circa 18° che va via via riducendosi, fin quasi ad azzerarsi mercoledì 28 quando va in congiunzione superiore con la nostra stella e non possiamo vederlo perché dietro al Sole. Come si può notare, a inizio mese la distanza prospettica dal Sole ha un valore molto simile a quello più piccolo che può assumere durante le massime elongazioni (18° e 28°), i momenti più favorevoli per l’osservazione del pianeta. Tuttavia in questo caso, non riusciamo a vedere Mercurio nemmeno all’inizio di febbraio perché l’eclittica è poco inclinata sull’orizzonte e lascia il pianeta eccessivamente immerso nell’alone solare mattutino. Dobbiamo attendere la metà di marzo per iniziare a distinguerlo nel crepuscolo serale. Nel frattempo Mercurio si sposta nel Capricorno lunedì 5 febbraio e nell’Aquario giovedì 22, mentre venerdì 2 tocca l’afelio, la massima distanza (vera) dal Sole pari a circa 70 milioni di chilometri.


♃ GIOVE è già alto in cielo al calar del Sole e pronto a completare la parabola che dalla culminazione lo conduce al tramonto. In febbraio possiamo seguirlo sempre fin verso le 23.00 mentre si sposta da sud a ovest. Il suo splendore nell’arco del mese cala da -2,34 magnitudini a -2,18, mentre le sue dimensioni apparenti diminuiscono da 39,60” a 36,47”. Giovedì 15 Giove si trova in congiunzione con la Luna imminente al primo quarto e con l’aiuto di un telescopio possiamo osservarlo in un raggruppamento con la Luna, che volge al pianeta la sua quasi metà illuminata, e con Urano che sta invece dal lato oscuro del nostro satellite. Teatro del ritrovo celeste è la costellazione dell’Ariete, dimora di Giove ormai da mesi.
♄ SATURNO si trova nella costellazione dell’Aquario e appare anch’esso dopo il tramonto, ma ormai molto basso sull’orizzonte occidentale. Di fatto è visibile soltanto nella prima decade di febbraio, perché mercoledì 28 va in congiunzione col Sole. In questa circostanza, il Sole si interpone fra la Terra e Saturno impedendo la visione del pianeta. Possiamo tentarne un’ultima osservazione domenica 11 alle 18.30 quando è reduce dalla congiunzione con la Luna che, da un’altezza di 11°, volge a Saturno il suo bordo quasi impercettibile. Saturno ha magnitudine 0,99 e diametro angolare 15,57” e l’osservazione richiede l’orizzonte ovest completamente libero da ostacoli, perché il pianeta è a soli 3,5° di altezza. Saturno tornerà a mostrarsi verso fine aprile, non più la sera ma in prossimità dell’alba.
♅ URANO brilla nella costellazione dell’Ariete non lontano da Giove, motivo per cui lo vediamo più o meno nella stessa fascia oraria. In particolare possiamo osservarlo dal crepuscolo astronomico serale (Sole 18° sotto l’orizzonte) nei dintorni del transito fino all’1.30 al massimo, quando tramonta. La sua magnitudine nell’arco del mese cresce passando da 5,77 a 5,82, mentre il suo diametro angolare diminuisce da 3,62” a 3,53”. La sera di giovedì 15 guardando in direzione sud-ovest, lo troviamo in un raggruppamento con Giove e la Luna che si interpone fra i due pianeti e orienta il suo disco illuminato al 40% in direzione di Giove, mentre lascia a Urano la sua porzione cinerea.
♆ NETTUNO permane nella costellazione dei Pesci e si concede solo nella prima metà del mese in direzione ovest dopo il tramonto, per un paio d’ore al massimo. Il pianeta sarà infatti in congiunzione col Sole il 17 marzo, ma già un mese prima è assorbito dalla luce solare. Prima di perderlo, possiamo rintracciarlo lunedì 12, sempre a occidente, circa 4° gradi a sud della Luna che sta emergendo dalla fase nuova e porge al pianeta il suo spicchio illuminato al 10%. In questa circostanza Nettuno ha una magnitudine di 7,82 e dimensioni apparenti di 2,22”. Torneremo a vedere con un minimo di agio il pianeta più lontano del Sistema Solare in maggio prima dell’alba.


Capella, Procione, Polluce, Sirio, Rigel e Aldebaran sono i sei vertici dell’Esagono Invernale che, grazie alla loro intensa luce, ci appaiono saldamente fissate nel cielo e pronte a culminare nelle prime ore dopo il tramonto.
L’ampio asterismo collega le stelle principali di sei costellazioni, stelle che sono anche tra le più splendenti del firmamento, con magnitudini che spaziano da 1,15 per Polluce a -1,45 per Sirio, l’astro più fulgente della volta stellata. Nell’ordine sono l’Auriga, il Cane Minore, i Gemelli, il Cane Maggiore, Orione e il Toro.
Congiungendo Capella a Sirio poi, non solo dividiamo l’esagono a metà, ma seguiamo anche il profilo della Via Lattea che lo dimezza proprio lungo questa direzione. Al centro dell’asterismo brilla infine Betelgeuse, la supergigante rossa di Orione di magnitudine 0,45 che, insieme a Procione e a Sirio, dà vita al celebre asterismo del Triangolo Invernale.
Se questi sono i puntini luminosi che possiamo distinguere nitidamente a occhio nudo, accostandoci al telescopio invece affiorano autentiche meraviglie celesti. Nel perimetro dell’Esagono Invernale troviamo infatti il resto di supernova M1 nel Toro, conosciuto anche come nebulosa del Granchio (m 8,40) affondato a 6500 anni luce, così come gli ammassi aperti M36, M37 e M38 nell’Auriga, chiamati anche Girandola (m 6,00), Sale e Pepe (m 5,60) e Stella Marina (m 6,40), tutti a oltre 4000 anni luce da noi. Circa alla stessa profondità risiede NGC 2392, la curiosa nebulosa planetaria quasi di decima magnitudine nella costellazione dei Gemelli, nota col nome di Eskimo.
L’Esagono Invernale racchiude poi la metà anteriore della costellazione dell’Unicorno, il quale tiene in bocca una rosa incandescente: è Rosetta, la nebulosa a emissione di nona magnitudine che riproduce incredibilmente una rosa rossa che pare appena sbocciata. Sulla sua fronte invece si erge la nebulosa Cono, un torrione oscuro alto sette anni luce sulla cui sommità stanno nascendo nuove stelle e che punta verso la stella 15 Mon (m 4,45), il vertice dell’ammasso aperto Albero di Natale (NGC 2264). Scendendo 3,5° sotto Sirio, appena fuori dal perimetro dell’esagono, sono annidate le stelle di un altro ammasso aperto, M41, detto anche Piccolo Alveare di magnitudine 4,50, mentre a chiudere il giro troviamo la gloriosa costellazione di Orione con l’omonima nebulosa, catalogata da Messier come M42 (m 4,00), una delle culle stellari più fotografate oltre che studiate, insieme alla nebulosa oscura Testa di Cavallo la quale richiede molta preparazione per essere immortalata. Mezzo grado più sopra infine splende a oltre 1300 anni luce di distanza, la nebulosa Fiamma (NGC 2024), l’immensa e spettacolare nebulosa a emissione protagonista nel 2024 degli auguri di Buon Anno dell’Accademia delle Stelle!
Congiungendo Capella a Sirio poi, non solo dividiamo l’esagono a metà, ma seguiamo anche il profilo della Via Lattea che lo dimezza proprio lungo questa direzione. Al centro dell’asterismo brilla infine Betelgeuse, la supergigante rossa di Orione di magnitudine 0,45 che, insieme a Procione e a Sirio, dà vita al celebre asterismo del Triangolo Invernale.
Se questi sono i puntini luminosi che possiamo distinguere nitidamente a occhio nudo, accostandoci al telescopio invece affiorano autentiche meraviglie celesti. Nel perimetro dell’Esagono Invernale troviamo infatti il resto di supernova M1 nel Toro, conosciuto anche come nebulosa del Granchio (m 8,40) affondato a 6500 anni luce, così come gli ammassi aperti M36, M37 e M38 nell’Auriga, chiamati anche Girandola (m 6,00), Sale e Pepe (m 5,60) e Stella Marina (m 6,40), tutti a oltre 4000 anni luce da noi. Circa alla stessa profondità risiede NGC 2392, la curiosa nebulosa planetaria quasi di decima magnitudine nella costellazione dei Gemelli, nota col nome di Eskimo.
L’Esagono Invernale racchiude poi la metà anteriore della costellazione dell’Unicorno, il quale tiene in bocca una rosa incandescente: è Rosetta, la nebulosa a emissione di nona magnitudine che riproduce incredibilmente una rosa rossa che pare appena sbocciata. Sulla sua fronte invece si erge la nebulosa Cono, un torrione oscuro alto sette anni luce sulla cui sommità stanno nascendo nuove stelle e che punta verso la stella 15 Mon (m 4,45), il vertice dell’ammasso aperto Albero di Natale (NGC 2264). Scendendo 3,5° sotto Sirio, appena fuori dal perimetro dell’esagono, sono annidate le stelle di un altro ammasso aperto, M41, detto anche Piccolo Alveare di magnitudine 4,50, mentre a chiudere il giro troviamo la gloriosa costellazione di Orione con l’omonima nebulosa, catalogata da Messier come M42 (m 4,00), una delle culle stellari più fotografate oltre che studiate, insieme alla nebulosa oscura Testa di Cavallo la quale richiede molta preparazione per essere immortalata. Mezzo grado più sopra infine splende a oltre 1300 anni luce di distanza, la nebulosa Fiamma (NGC 2024), l’immensa e spettacolare nebulosa a emissione protagonista nel 2024 degli auguri di Buon Anno dell’Accademia delle Stelle!
Fatto il pieno di stupore dentro l’Esagono Invernale, se ci volgiamo a occidente, tramontano sempre prima le grandi costellazioni legate all’acqua: il sinuoso Eridano, la gigantesca Balena, gli ampi Pesci, ma anche Pegaso, il cavallo alato nato dall’unione di Poseidone con la gorgone Medusa.
A oriente invece, vediamo apparire nelle prime ore della sera le costellazioni del Leone, della Vergine e del flebile Cancro, sotto il quale riluce la testa dell’Idra che avanza con le inseparabili stelle della Coppa e del Corvo sopra di sé. Ormai è tempo di primavera.
A oriente invece, vediamo apparire nelle prime ore della sera le costellazioni del Leone, della Vergine e del flebile Cancro, sotto il quale riluce la testa dell’Idra che avanza con le inseparabili stelle della Coppa e del Corvo sopra di sé. Ormai è tempo di primavera.
[ Ilaria Sganzerla ]
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