Cielo del Mese – marzo 2022

202203-vCIELO DI MARZO 2022 – I fenomeni astronomici di marzo 2022, con la visibilità di stelle, pianeti e costellazioni.

Il cielo di marzo ha come primo protagonista l’equinozio di primavera: l’eclittica e l’equatore celeste ospitano il Sole il giorno 20 nel loro punto d’intersezione fra le stelle dei Pesci, inaugurando ufficialmente la primavera.

< CALENDARIO ASTRONOMICO 2022: Gli eventi più importanti dell’anno >

Il cambio di stagione segna anche un passaggio repentino di costellazioni: a occidente tramontano sempre prima quelle invernali come il Toro, Orione, i Gemelli o i Cani Maggiore e Minore, mentre a oriente salgono quelle primaverili quali il Leone, la Vergine e la triade Idra, Corvo e Coppa. A guidarci nell’orientamento in cielo, il Triangolo Invernale cede il posto al Triangolo di Primavera che si accende con Denebola nel Leone, Spica nella Vergine e Arturo nel Bootes. In marzo 2022 Mercurio, Giove e Nettuno non si vedono perché vicini angolarmente al Sole; in particolare, Mercurio andrà in congiunzione superiore il 3 aprile, mentre Giove e Saturno vanno in congiunzione rispettivamente il 5 e il 13 marzo; Saturno invece fa capolino sull’orizzonte est poco prima dell’alba, ma solo sul finire di marzo, così che in pratica a popolare il firmamento restano Venere e Marte nel crepuscolo mattutino e Urano dopo il tramonto.

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SOLE
Si trova nella costellazione dell’Acquario e dal 13 in quella dei Pesci, sede dell’equinozio di primavera che viene toccato il 20 marzo e la nuova stagione ha inizio.

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FASI DELLA LUNA

Nuova – mercoledì 2 h18.34
Primo quarto – giovedì 10 h11.44
Piena – venerdì 18 h08.16
Ultimo quarto – venerdì 25 h06.36

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PRINCIPALI EVENTI ASTRONOMICI DI MARZO

2 18.34 Luna nuova
5 13.50 Giove in congiunzione col Sole
5 23.09 Giove all’apogeo (5,972 UA)
7 07.07 Congiunzione Luna – Urano 0,8°S (occultazione), visibile dopo il tramonto.
8 18.23 Congiunzione Luna – Pleiadi 3,8°S, visibile dopo il tramonto.
9 13.40 Congiunzione Luna – Iadi 7,1°N, visibile dopo il tramonto.
9 17.58 Congiunzione Luna – Aldebaran 7,0°N, visibile dopo il tramonto.
10 11.44 Luna al primo quarto
11 00.04 Luna all’apogeo (404.267 km), apogeo minimo dell’anno.
12 05.30 Congiunzione Venere – Marte 3,5°N
13 08.33 Congiunzione Luna – Polluce 2,4°S, visibile dopo il tramonto.
13 12.07 Nettuno in congiunzione col Sole
14 03.21 Nettuno all’apogeo (30,913 UA)
14 09.38 Congiunzione Luna – Presepe 3,7°N, visibile dopo il tramonto.
16 02.59 Congiunzione Luna – Regolo 4,9°N
18 08.16 Luna piena
20 03.24 Congiunzione Luna – Spica 5,1°N
20 11.04 Venere alla massima elongazione ovest 46,6°
20 16.32 Equinozio di primavera
23 12.15 Congiunzione Luna – Antares 3,2°N, visibile nelle ore che precedono l’alba.
24 00.27 Luna al perigeo (369.762 km), perigeo massimo dell’anno
25 06.36 Luna all’ultimo quarto
28 04.52 Congiunzione Luna – Marte 4,1°S, visibile dalle 06.15.
28 06.15 Raggruppamento Luna, Marte, Venere, Saturno
28 11.48 Congiunzione Luna – Venere 6,7°S, visibile prima dell’alba.
28 13.40 Congiunzione Luna – Saturno 4,4°S, visibile prima dell’alba.
29 06.00 Raggruppamento Venere, Saturno, Marte
29 15.12 Congiunzione Venere – Saturno 2,2°N, visibile prima dell’alba.

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PIANETI

MERCURIO si trova nel Capricorno fino all’8 marzo quando entra nell’Acquario e vi rimane fino al 26, giorno in cui varca i confini dei Pesci. In marzo la visione del pianeta, già ardua per natura, ci è preclusa perché Mercurio è diretto verso la congiunzione superiore col Sole che raggiunge il 3 aprile. La sua elongazione di 23,7° a inizio mese non ne permette la visione se non per pochi minuti attorno alle 06.15 e in presenza di un orizzonte orientale completamente privo di ostacoli, perché a quell’ora Mercurio ha un’altezza di soli 1,5° ed è già immerso nell’intensa luce del crepuscolo civile (Sole 6° sotto l’orizzonte). La sua separazione angolare dalla nostra stella si riduce a 3,2° a fine marzo, quando è ormai imminente alla congiunzione superiore. Torneremo a vedere Mercurio a partire dalla seconda metà di aprile, a ovest dopo il tramonto del Sole, quando la sua elongazione sarà di 13,5° e, durante il crepuscolo civile, si staccherà di quasi 7° dall’orizzonte.

VENERE è la “stella del mattino” e inizia il mese nella costellazione del Sagittario che lascia il 7 quando si trasferisce nel Capricorno e qui rimane per tutto il mese, a eccezione dei giorni dal 23 al 26 marzo in cui dimora nell’Acquario, per rientrare poi il 27 fra quelli del Capricorno. Il pianeta si vede a est mediamente per un’ora prima dell’alba con una luminosità che è ancora fra le più alte dell’anno. La sua magnitudine apparente media infatti è di -4,54, un valore che permette di distinguerlo nettamente anche nella luce crepuscolare. Venere si sta allontanando dalla Terra, come ci indica il suo diametro angolare che nell’arco del mese, si rimpicciolisce di circa 9”, passando da 31” a 22”. Marzo è però il mese in cui il pianeta si offre nelle migliori condizioni di visibilità – favorito anche dall’inclinazione dell’eclittica sull’orizzonte – poiché il 20 raggiunge la massima elongazione occidentale, ovvero il punto a ovest del Sole prospetticamente più lontano. Venere infatti quel giorno ha un’elongazione dal Sole di 46,6°, la massima apertura angolare dell’anno e, trovandosi a ovest del Sole, significa che tramonta prima di esso, ma anche che sorge prima di esso, con la conseguenza di rendersi visibile sul far del mattino, come ha iniziato a fare da fine gennaio. Nell’ora o poco più in cui è possibile osservarlo, Venere si offre in piccoli quadri celesti molto suggestivi. Alle 05.30 del 12 marzo va in congiunzione con Marte dal quale ha una distanza angolare di 3,5°, mentre attorno alle 06.15 del 28, quando è sorta anche la Luna, possiamo vedere Venere all’interno di un ricco raggruppamento con Marte, Saturno e il nostro satellite che è in fase calante e volge ai tre pianeti il suo sottile spicchio illuminato al 18,9%. La disposizione del quartetto è curiosa perché i due corpi celesti più evidenti per dimensioni angolari e luminosità, ovvero Venere e la Luna, e quelli più piccoli di Marte e Saturno, sono contrapposti fra loro: Venere e la Luna sono uno di fronte all’altra, separati di circa 7°, e lo stesso vale per Marte con Saturno che distano angolarmente 5°. Sempre il 28 marzo, in tarda mattina Venere è in congiunzione con la Luna più sotto di 6,7°, mentre il giorno seguente, 29, nel pomeriggio Venere chiude il mese in congiunzione con Saturno più sotto di appena 2,2°. Prima della congiunzione, possiamo osservare alle 06.00 del mattino di nuovo il raggruppamento dei soli tre pianeti, Venere, Saturno e Marte, ancora immersi nel buio del crepuscolo nautico (Sole 12° sotto l’orizzonte), mentre il raggruppamento del 28 avviene già nei pressi del chiarore del crepuscolo civile (Sole 6° sotto l’orizzonte).

MARTE inizia il mese di marzo nel Sagittario e il 6 entra nel Capricorno, precedendo di un giorno Venere. I due pianeti sono prospetticamente vicini e per questo condividono gli appuntamenti celesti in direzione orientale sia del giorno 12, quando alle 05.30 sono in congiunzione con una separazione angolare di appena 3,5°, sia del 28 e 29 quando, fra le 06.00 e le 06.15, formano un suggestivo raggruppamento insieme a Saturno e, solo il 28, anche alla Luna. Per i dettagli di questi raggruppamenti rimandiamo alla sezione dedicata a Venere. Per quel che riguarda invece la visibilità di Marte, il pianeta rosso svanisce un po’ prima di Venere nella luce dell’alba e possiamo di fatto osservarlo per meno di un’ora. Marte si sta avvicinando alla Terra e aumenta così gradualmente sia la sua luminosità, che nel mese passa da 1,29 a 1,06 magnitudini, sia il suo diametro apparente che parte da 4,7” a inizio marzo e arriva a 5,2” alla fine.

GIOVE si trova nell’Acquario ma già dalla seconda metà di febbraio non è visibile essendo diretto verso la congiunzione col Sole che avviene il 5 marzo, quando Giove ha una distanza angolare dal Sole di meno di 1°. In questa configurazione, la Terra, il Sole e Giove sono allineati con il Sole che si pone fra noi e il pianeta, il quale risulta così prospetticamente dietro alla nostra stella. All’atto pratico, significa che i suoi orari di alba e tramonto sono molto simili a quelli del Sole e dunque Giove si trova sempre immerso nella sua luce. Sempre il 5 marzo, Giove raggiunge anche l’apogeo, la distanza massima dalla Terra che ammonta a 893.413 milioni di chilometri (5,972 UA). Il gigante del Sistema Solare tornerà a mostrarsi sul finire di aprile, ma non più alla sera in direzione occidentale, bensì prima dell’alba a est. E con la congiunzione di Giove, il cielo della sera si svuota completamente dei quattro pianeti principali a vantaggio del cielo mattutino che invece si vede popolare dell’affascinante corteo.

SATURNO è stabile nel Capricorno ma, dopo la congiunzione col Sole di inizio febbraio, la sua distanza angolare dalla stella è ancora ridotta e non consente la visione del pianeta, se non a partire dall’ultima decade di marzo sul far dell’alba. A inizio mese infatti, la sua elongazione è di soli 21,8°, ma già il 20 passa a 38,7°, sufficiente per distinguerlo nel firmamento con una magnitudine di 0,83; alle 5.30 dello stesso giorno per esempio, Saturno è 5° sopra l’orizzonte orientale così che se ne può tentare una breve visione prima che il Sole lo nasconda di nuovo nella sua luce sorgendo. Il 31 marzo l’elongazione aumenta a 48,5° e alle 5.55, quando il Sole è 12° sotto l’orizzonte (ora del crepuscolo nautico), Saturno ha un’altezza di quasi 6° che permette di vederlo nel cielo ancora buio. Il pianeta ha un diametro angolare medio di 15,6″ in progressivo aumento poiché si sta avvicinando alla Terra. Proprio quando inizia a concedersi alla vista nell’ultima parte del mese, Saturno è protagonista insieme a Venere e Marte di un raggruppamento il giorno 28, in cui è presente anche la Luna, e dello stesso il 29 senza il nostro satellite. Per i dettagli dei due raggruppamenti, rimandiamo alla sezione dedicata a Venere. In questi due giorni Saturno è anche in congiunzione con la Luna, il 28 con una distanza angolare di 4°, e con Venere il 29 dal quale dista appena 2,2°.

URANO, la cui visione richiede l’uso almeno di un binocolo, è stabile nell’Ariete ed è l’unico pianeta visibile nel cielo serale. Appare dopo il tramonto a sud-ovest con una magnitudine media di 5,88, in aumento al trascorrere dei giorni, segno che Urano va “spegnendosi”. Il pianeta infatti è diretto verso la congiunzione col Sole e verso l’apogeo, eventi che si verificheranno il 5 maggio con la conseguenza che Urano diminuisce giorno dopo giorno il suo splendore, il suo diametro angolare che passa da 3,5” a 3,4” e la sua permanenza sopra l’orizzonte, che arriva al massimo alle 22.30 all’inizio di marzo e si riduce alle 21.45 circa alla fine. L’unico appuntamento del mese è la congiunzione con la Luna il 7 marzo che consiste in realtà in una occultazione. Non possiamo però assistere al fenomeno perché si verifica poco dopo l’alba. Possiamo invece vedere Urano e la Luna a distanza di circa 4° l’uno dall’altra dopo il tramonto del Sole, con il nostro satellite che porge al pianeta il suo spicchio crescente illuminato al 25%.

NETTUNO è stabile nell’Acquario al confine coi Pesci, ma già dalla seconda metà di febbraio non è visibile. Come Giove infatti va in congiunzione col Sole. L’evento si verifica il 13 marzo quando Nettuno ha un’elongazione dal Sole di appena 1,1°. Dobbiamo attendere la seconda metà di aprile per rivedere il pianeta sorgere prima dell’alba, ma meglio ancora la metà di maggio affinché sia almeno 6° sopra l’orizzonte durante il crepuscolo nautico.

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STELLE E COSTELLAZIONI

Le costellazioni che culminano in marzo nella fascia oraria 21.00-24.00 sono la Lince, il Cancro e l’Idra. Sono tre costellazioni poco appariscenti, specialmente la Lince, inventata dall’astronomo polacco Johannes Hevelius e pubblicata nella sua splendida Uranographia del 1690. Hevelius scelse questo animale proprio perché le stelle che lo disegnano richiedono la vista di una lince per essere distinte. La decina di astri che compongono la costellazione sono infatti tutte di quarta magnitudine a eccezione di Alpha e 38 Lyn che sono di terza. Dello stesso ordine di grandezza sono le stelle del Cancro, in cui troviamo il suggestivo ammasso aperto del Presepe (M44) a 577 anni luce dalla Terra e di magnitudine 3,10 che, nella costellazione, si trova a metà strada fra l’Asellus Borealis e l’Asellus Australis. Per finire l’Idra, la costellazione più grande del firmamento con 1.303 gradi quadrati di estensione e che cinquemila anni fa segnava l’equatore celeste, in marzo vede culminare prima della mezzanotte la testa, che si trova proprio sotto il Cancro. Anche questa lunga costellazione è fatta da deboli stelle e richiede pazienza nell’essere ricostruita.
Ma il mese di marzo è soprattutto quello dell’equinozio di primavera, il punto d’intersezione dell’eclittica (l’orbita apparente del Sole) con l’equatore celeste, superato il quale la nostra stella si muove nell’emisfero settentrionale, diretta verso il solstizio d’estate. Durante questa salita il Sole aumenta la sua declinazione incrementandone il valore a un ritmo più veloce proprio attorno al giorno dell’equinozio primaverile, con la conseguenza di accelerare il tramonto delle costellazioni che ci hanno tenuto compagnia in autunno e in inverno. Nelle prime ore della sera, Orione insieme al Toro, ai Gemelli e al Cane Maggiore illuminato da Sirio, sono già in direzione sud-ovest, segno dell’inverno che cede il posto alla primavera, mentre le costellazioni autunnali dell’Acquario, dei Pesci, di Pegaso e di Andromeda, con la celebre galassia che ne porta il nome, varcano l’orizzonte occidentale sottraendosi velocemente alla vista. È il momento di accogliere le stelle del Leone, della Vergine e del Bootes, che al tramonto del Sole sorgono a est. Tre di esse formano l’asterismo del TRIANGOLO DI PRIMAVERA, utile guida all’orientamento celeste. Sono Denebola (Beta Leo), Spica (Alpha Vir) e Arturo (Alpha Boo), le prime due di sequenza principale e la terza una gigante rossa a soli 37 anni luce da noi. Tra il Leone e il Bootes infine, appare la costellazione della Chioma di Berenice, tanto sommessa per luminosità, quanto ricca per numero di galassie che ospita. In essa infatti sconfinano sei galassie a spirale appartenenti all’Ammasso della Vergine e catalogate dall’astronomo parigino Charles Messier nella seconda metà del Settecento. Sono M85, M88, M91, M98, M99 e M100. Degna di nota è poi la galassia Occhio Nero, M64, di magnitudine 8,5 e non appartenente all’ammasso della Vergine, che è particolarmente suggestiva per la sua densa fascia cinerea fatta di polvere che riempie metà spirale. E avendo citato il catalogo francese, il mese di marzo è anche quello in cui potersi cimentare nella MARATONA DI MESSIER, una sfida osservativa per cercare di catturare in una sola notte tutti i 110 oggetti del catalogo! Le notti di luna nuova del mese di marzo sono quelle che consentono potenzialmente la visione dell’intera raccolta celeste che è formata da 55 ammassi stellari, 40 galassie, 12 nebulose e 3 oggetti non di profondo cielo. Quest’anno la Luna è in fase nuova il 2 marzo, per cui per la maratona bisogna sfruttare i primissimi giorni del mese. Infine, nella Chioma di Berenice risiede il Polo Nord galattico che si trova circa a metà strada fra le stelle Beta e Gamma Com, alle coordinate di 12h49m e +27°24’.

20 MARZO: EQUINOZIO DI PRIMAVERA
In marzo il Sole si trova nel punto di intersezione fra l’equatore celeste – che è la proiezione nel cielo del piano equatoriale terrestre – e l’eclittica, ossia il piano dell’orbita terrestre. L’eclittica è inclinata di 23,5° rispetto all’equatoriale celeste e i due punti in cui si intersecano sono i cosiddetti equinozi, che cadono l’uno in marzo, dando inizio alla primavera, e l’altro in settembre inaugurando l’autunno.
In particolare, la data dell’equinozio di primavera varia fra il 20 e il 21 marzo. Il motivo di questa variazione è legato all’introduzione degli anni bisestili che vanno a compensare le circa 24 ore che ogni quattro anni il calendario civile di 365 giorni, perde proprio per via dell’arrotondamento della durata dell’anno a un numero intero di giorni. Infatti, il tempo realmente impiegato dalla Terra per compiere un giro attorno al Sole, in particolare per tornare all’equinozio, è di 365 giorni, 5 ore e 48 minuti e si chiama anno tropico o solare. L’anno civile è dunque più corto di circa 6 ore rispetto all’anno tropico e questo fa sì che in quattro anni accumuliamo un ritardo di circa 24 ore; da qui l’idea del recupero attraverso l’introduzione degli anni bisestili di 366 giorni e che dobbiamo a Giulio Cesare. Questa correzione comporta che l’equinozio di primavera non abbia una data fissa ma cada fra il 20 e il 21 marzo.
Per quanto riguarda invece l’orario in cui la Terra raggiunge l’equinozio, occorre tenere conto anche del fenomeno della precessione degli equinozi, dovuto al fatto che l’asse terrestre non mantiene costante la sua direzione, ma si comporta come l’asse di una trottola, ovvero disegna un cono ruotando in poco meno di 26.000 anni. Questa variazione di orientamento si traduce in un anticipo (precessione) dell’istante in cui la Terra raggiunge il punto equinoziale, pari a 20 minuti l’anno, dove il calcolo è riferito alla posizione della Terra rispetto alle stelle che, per la loro grande distanza, si possono considerare fisse. L’azione combinata della sincronizzazione anno civile-anno tropico e della precessione degli equinozi, implica le variazioni di data e orario del primo giorno di primavera.
Precisiamo infine che, mentre questo aggiustamento mantiene gli equinozi e i solstizi in un intervallo limitato di date, nessun effetto ha invece sulle stelle che fanno da sfondo ai momenti che segnano le stagioni. L’anticipo di 20 minuti l’anno rispetto alle stelle, comporta infatti che nel tempo le costellazioni che ospitano equinozi e solstizi, cambino. Se nel 1000 a.C. l’equinozio di primavera cadeva nella costellazione dell’Ariete, oggi risiede fra le stelle dei Pesci.
Quest’anno la Terra si trova all’equinozio di primavera il 20 marzo alle 16.32, ora locale. Il nome equinozio deriva dal latino aequus che significa uguale e nox che significa notte. In questi due giorni infatti, il giorno e la notte hanno “teoricamente” la stessa durata in tutto il mondo. Teoricamente, perché in realtà vi sono alcuni fattori che alterano la simmetria di giorno e notte quali la luce crepuscolare e la rifrazione atmosferica. La luce crepuscolare, dovuta al fatto che il Sole non è puntiforme, rischiara il mattino un po’ prima che il Sole emerga dall’orizzonte e mantiene il cielo luminoso un po’ dopo che il Sole è tramontato. La rifrazione atmosferica invece fa apparire il Sole un po’ più alto di quanto non sia, cosicché quando alla sera lo vediamo appena sopra l’orizzonte, in realtà è già sotto. Di fatto perciò nel giorno degli equinozi, le ore di luce sono sempre leggermente di più di quelle di buio.

[Ilaria Sganzerla]

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