Dalla Morte di una stella nascono pianeti

_44735056_pulsar_nasa_226

Un team di astronomi potrebbe avere svelato un mistero di lunga data relativo alla formazione di pianeti dai resti di un’esplosione di una supernova.

I primi esopianeti sono stati scoperti 25 anni fa, non intorno a normali stelle, ma in orbita attorno a stelle di neutroni super-dense, i residui della titanica esplosione di una stella varie volte più massiccia del Sole.

Simili “pianeti nell’ombra” si sono rivelati incredibilmente rari e la loro formazione era rimasta un mistero. Le esplosioni di supernova dovrebbero distruggere ogni pianeta preesistente e la stella di neutroni dovrebbe catturare una gran quantità di materiale grezzo per formare i suoi nuovi compagni. Questi pianeti nati dalla morte di una stella possono essere rilevati perché la loro influenza gravitazionale altera i tempi di arrivo degli impulsi radio della stella di neutroni, o pulsar, che altrimenti giungerebbero a noi in modo estremamente regolare.

Jane Greaves dell’University of Cardiff e Wayne Holland, dell’Astronomy Technology Centre a Edimburgo ritengono di avere trovato una spiegazione. Nello studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society Greaves spiega: “Abbiamo iniziato a cercare materiale grezzo subito dopo che è stata annunciata la scoperta di pianeti attorno alla pulsar. Avevamo un obiettivo: la pulsar Geminga, a circa 800 anni luce di distanza nella costellazione dei Gemelli. Gli astronomi ritenevano di avere individuato laggiù un pianeta nel 1997, ma non l’hanno preso in considerazione. Molto tempo dopo ho recuperato i dati e ho provato a ricavare un’immagine”.

I due scienziati hanno osservato Geminga utilizzando il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT), che opera nel submillimetrico, alle Hawaii. Ciò che hanno osservato era molto debole, ma le immagini hanno mostrato chiaramente il segnale della pulsar e un arco attorno ad essa. Greaves afferma: “Sembra simile ad un’onda di prua. Geminga si muove in modo incredibilmente veloce attraverso la nostra galassia. Pensiamo che il materiale venga catturato nell’onda d’urto a forma di arco e delle particelle solide siano dirette verso la pulsar”.

I calcoli suggeriscono che questo materiale interstellare catturato corrisponda ad almeno qualche massa terrestre, sufficiente per la formazione di nuovi pianeti attorno alla stella di neutroni. Gli scienziati intendono osservare la pulsar con l’Atacama Large Millimetre Array per osservare nuovi dettagli e confermare il loro modello.
[ Barbara Bubbi ]

https://m.phys.org/news/2017-07-re-making-planets-star-death.html

Nell’immagine rappresentazione artistica di una pulsar
Credit NASA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *