Grano e pula nel setaccio delle Pleiadi

Fotografia a lunga posa dell’ammasso delle Pleiadi nel Toro. E’ ben visibile la nebulosa che lo avvolge.

Fotografia a lunga posa dell’ammasso delle Pleiadi nel Toro. E’ ben visibile la nebulosa che lo avvolge.

Un fenomeno fisico apparentemente comunissimo dietro la più profonda immagine delle Pleiadi ripresa dall’Hubble.

Tutti abbiamo in mente cosa succede se lasciamo cadere nel vento una manciata di sabbia: le particelle più fini vengono subito portate via dal vento, mentre i grani più grossi continuano a cadere quasi in verticale. Durante la caduta, quindi, la sabbia si separa per grossezza. In base a questo principio l’umanità ha da sempre pulito, appunto, il grano dalla pula (i vari involucri della spiga) sollevandolo nel vento: la pula, leggera, è portata via mentre i chicchi di grano ricadono nel setaccio.

Con questa viva immagine di pulitura del grano in mente, volgiamo gli occhi al cielo. Sopra le nostre teste, nelle notti d’inverno, il Toro
con il bellissimo ammasso aperto delle Pleiadi. E’ lì che appuntiamo lo sguardo. Vicino alla stella più luminosa, Merope, con un grande telescopio si individua una sfumatura brillante: è IC 349, nebulosa a riflessione scoperta da Barnard nel 1890.

Si tratta di una parte particolarmente concentrata della nebulosa che racchiude estesamente l’ammasso delle Pleiadi e che è così bello nelle foto a lunga posa.

Nube interstellare IC349 ripresa dall’Hubble Space Telescope. Merope è fuori dal campo, responsabile della raggiera colorata in alto a destra (artefatto prodotto nelle ottiche del telescopio). Credits: NASA and The Hubble Heritage Team (STScI/AURA).

Nube interstellare IC349 ripresa dall’Hubble Space Telescope. Merope è fuori dal campo, responsabile della raggiera colorata in alto a destra (artefatto prodotto nelle ottiche del telescopio). Credits: NASA and The Hubble Heritage Team (STScI/AURA).

Il Telescopio Spaziale è stato capace di zoomare direttamente su IC 349 lasciando fuori dal campo dell’immagine la luminosissima Merope ed ecco il risultato della sua indagine.

Come vedete voi stessi, c’è un ammasso di polvere e gas interstellare che sta venendo rapidamente eroso. Ma se ci pensate la forma assunta da questa nube è simile a quella di una manciata di sabbia nel vento.

La nube di polvere si sta muovendo in direzione della caldissima Merope. La radiazione di questa stella è però così intensa da avere effetti di “pressione” non trascurabili. La luce, infatti, come il vento, può esercitare una pressione. E’ così che Merope sta “frenando” la nube che le sta cadendo addosso.

E’ indubbio che le particelle più microscopiche risentono di questa “pressione di radiazione” più di quelli grossi. Ecco quindi spiegato l’aspetto di IC 349: le zone più “arretrate” sono quelle spinte con maggior efficacia dalla luce di Merope, mentre quelle che riescono a spingersi più delle altre verso questa stella sono costituite soprattutto da polvere più grossa (diciamo 50 micron) che viene frenata poco dalla radiazione della stella. Il gas contenuto nella nube, invece, per così dire “evapora” e sfugge dalla nube ionizzandosi.

Questa interpretazione, l’unica avanzata finora, ed estremamente suggestiva nonché verosimile è stata proposta dagli astronomi George Herbig e Theodore Simon della University of Hawaii, autori di quest’immagine, il 19 settembre 1999 attraverso la Wide Field and Planetary Camera 2 del Telescopio Spaziale.

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