Cielo del Mese di Dicembre 2025

CdM 2025-12CALENDARIO ASTRONOMICO DI DICEMBRE 2025

I fenomeni astronomici di dicembre 2025, con la visibilità di stelle, pianeti e costellazioni.

L’anno si chiude con un dicembre astronomicamente entusiasmante! Si inizia col nostro satellite che venerdì 5 torna a dare spettacolo, regalandoci l’ultima Superluna del 2025. La notte di domenica 14 tocca allo sciame delle Geminidi stupirci con le stelle cadenti più copiose dell’anno che sfrecciano in cielo. Venerdì 19 poi, ci passa vicino una cometa antichissima: la 3I/ATLAS, scoperta all’inizio dell’estate e proveniente da un sistema solare lontanissimo della nostra galassia, quasi volesse arrivare al momento giusto per posarsi su una capanna… Domenica 21 invece il Sole è al solstizio e apre le porte all’inverno, ma anche al Natale. Chi volesse restare in tema, può puntare il suo telescopio nella costellazione dell’Unicorno, dove brilla un gruppetto di stelle disposte proprio ad albero di Natale; oppure può spostarsi nella costellazione del Cancro dove, fra due stelle chiamate Asinelli, luccicano quelle delicate dell’ammasso del Presepe (M44), tutti astri che in realtà con la tradizione natalizia non hanno a che fare, ma che lunedì 8 si trovano in una romantica congiunzione con la Luna. Fra i pianeti possiamo goderci lo splendore di Giove, punto sempre più luminoso che al calar del Sole adorna la costellazione dei Gemelli; imperdibile l’ultimo incanto di Saturno, visibile per qualche ora dopo il tramonto. Ma in dicembre si concede anche lo sfuggente Mercurio che domenica 7 va alla massima elongazione ovest e per quasi tutto il mese lo vediamo ben luminoso sul far dell’alba. Insomma il cielo di dicembre 2025 aggiunge un tocco di magia al mese più festeggiato dell’anno, assolutamente da non perdere!

Buon Natale a ciascuno di voi!


SOLE

Si trova nella costellazione dell’Ofiuco dove rimane fino al 18, quando entra nel Sagittario. Qui, domenica 21 dicembre, raggiunge la declinazione minima di -23° 27′ inaugurando l’inverno.


FASI DELLA LUNA

Fase Data Ora (CET)
Piena Venerdì 5 h 00.14
Ultimo quarto Giovedì 11 h 21.52
Nuova Sabato 20 h 02.43
Primo quarto Sabato 27 h 20.10

PRINCIPALI EVENTI ASTRONOMICI DI DICEMBRE

  • 4 01.55 Raggruppamento Luna (98%), Urano, Pleiadi (M45) 5,0°, visibile a ovest

  • 4 03.51 Congiunzione Luna (99%) – Urano 5,2° N, visibile a ovest

  • 4 04.26 Pleiadi parzialmente occultate dalla Luna (99%) 0,8° N, visibile a ovest

  • 4 08.40 Mercurio al primo quarto

  • 4 12.05 Luna al perigeo (356.961 km) SUPERLUNA

  • 5 00.14 Luna piena SUPERLUNA (357.219 km)

  • 7 16.46 Congiunzione Luna (89%) – Giove 3,7° N, visibile a nord-est dalle 20.00

  • 7 17.57 Congiunzione Luna (89%) – Polluce 2,9° S, visibile a nord-est dalle 20.00

  • 7 21.55 Mercurio alla massima elongazione ovest (20,8°)

  • 8 01.28 Raggruppamento Luna (87%), Giove, Polluce 6,5°, visibile a sud-est

  • 8 16.08 Congiunzione Luna (79%) – Presepe (M44) 1,7° N, visibile a est dalle 21.30

  • 10 08.13 Congiunzione Luna (67%) – Regolo 0,7° N, visibile a sud-ovest prima dell’alba

  • 11 21.52 Luna all’ultimo quarto

  • 14 05.44 Sciame meteorico delle Geminidi (ZHR 120)

  • 14 18.12 Congiunzione Luna (28%) – Spica 1,4° S, visibile a est prima dell’alba

  • 17 05.34 Saturno in quadratura orientale

  • 17 07.08 Luna all’apogeo (406.322 km)

  • 19 06.17 Cometa 3I/ATLAS alla minima distanza dalla Terra (1,797 UA, 268,89 Mkm)

  • 20 02.43 Luna nuova

  • 21 03.02 Nettuno in quadratura orientale

  • 21 16.03 Solstizio d’inverno

  • 26 22.00 Raggruppamento Luna (39%), Saturno, Nettuno, visibile a ovest

  • 27 04.33 Congiunzione Luna (40%) – Saturno 4,0° N, visibile a ovest fino alle 23.00 del 26

  • 27 10.23 Congiunzione Luna (40%) – Nettuno 3,3° N, visibile a ovest fino alle 23.00 del 26

  • 27 18.56 Venere al minimo splendore (m. -3,97)

  • 27 20.10 Luna al primo quarto

  • 29 23.52 Venere in fase piena

  • 31 12.49 Congiunzione Luna (84%) – Urano 5,3° N, visibile a ovest prima dell’alba

  • 31 14.55 Congiunzione Luna (84%) – Pleiadi (M45) 0,9° N, visibile a ovest prima dell’alba


PIANETI

☿ MERCURIO

Mercurio torna finalmente visibile, anche se rimane molto basso sull’orizzonte, motivo per cui non dobbiamo avere ostacoli lungo la linea di vista. Il piccolo pianeta si annuncia prima dell’alba a est, dove lo vediamo per quasi tutto il mese e ben luminoso. Domenica 7 si trova a una distanza angolare dal Sole di 20,8°, ovvero nel punto prospetticamente più lontano dalla nostra stella, indicato come massima elongazione ovest. In questa circostanza l’osservazione del pianeta più vicino al Sole è favorita. Giovedì 4, fra le 6.00 e le 6.45, possiamo già puntarlo al telescopio e ammirarlo al primo quarto. In dicembre Mercurio attraversa le costellazioni della Bilancia, dello Scorpione (in cui entra il 14), dell’Ofiuco (in cui si sposta il 17, restandovi fino al 30) quando varca i confini del Sagittario.

♀ VENERE

Venere inizia dicembre con un’elongazione di appena che nell’arco del mese si riduce a , distanze prospettiche dal Sole troppo piccole per poter distinguere il pianeta che, alla sua levata, risulta già immerso nel bagliore solare. Venere è diretto verso la congiunzione superiore di gennaio e dalla Terra lo vedremmo in fase piena se non fosse dietro al Sole. Le costellazioni che lo ospitano sono la Bilancia, l’Ofiuco (dal 7) e il Sagittario (dal 22), ovvero costellazioni estive e dunque altrettanto invisibili. Dobbiamo attendere marzo per vedere Venere riapparire a ovest fra le stelle della sera.

♂ MARTE

Marte prosegue la sua lunga invisibilità avvicinandosi alla congiunzione col Sole di inizio gennaio. Si trova nella costellazione dell’Ofiuco che lascia il 10 per entrare in quella del Sagittario.

♃ GIOVE

Giove è un punto sempre più deciso e luminoso che splende nei Gemelli, addentrandosi da sud-est. Il gigante del Sistema Solare si sta avvicinando all’opposizione di inizio gennaio e già in dicembre possiamo osservarlo per quasi tutta la notte. Giove sorge dopo il tramonto, anticipando gradualmente la sua levata e permettendoci di seguirlo fino all’alba oltre la culminazione. Il suo splendore in dicembre cresce da m. -2,53 a m. -2,67 magnitudini, mentre le sue dimensioni angolari salgono da 44,20” a 46,44”. A partire dalle 20.00 circa di domenica 7 e per tutta la notte, possiamo osservarlo in un raggruppamento con Polluce e la Luna ancora tondeggiante che, al trascorrere delle ore, si sposta ampliando il triangolo formato dai tre corpi celesti.

♄ SATURNO

Saturno è stabile nell’Aquario, ma è prossimo a trasferirsi nei Pesci, avvicinandosi a Nettuno. Lo vediamo al calar del Sole in direzione ovest e al massimo fino all’1.00. Saturno infatti va in quadratura orientale mercoledì 17, il che significa che presenta un’elongazione di 90° dal Sole, mantenendosi a est della stella, e di conseguenza è osservabile nella prima parte della notte. Si presenta con una luminosità vicina alla prima classe e con un diametro apparente di circa 18”, entrambi in calo perché Saturno si sta allontanando: se a inizio dicembre brilla a poco più di 9 UA dalla Terra, a fine mese è mezza Unità Astronomica più distante. Nella notte fra venerdì 26 e sabato 27 la Luna, imminente al primo quarto, è giunta nei Pesci dove dà vita a un raggruppamento con Saturno e Nettuno, ai quali volge il suo emisfero oscuro.

♅ URANO

Urano ci porta nella costellazione del Toro, dove dimora da mesi sotto il pittoresco ammasso delle Pleiadi. Urano beneficia ancora dell’opposizione di novembre e possiamo così osservarlo dal tramonto fin quasi all’alba. Avendo superato l’opposizione, il penultimo pianeta del Sistema Solare si sta ora allontanando dalla Terra e, seppure impercettibilmente, si affievolisce e rimpicciolisce lentamente. In cielo è un puntino di 3,8” e di magnitudine 5,6. All’inizio e alla fine di dicembre si trova in congiunzione con la Luna, esattamente giovedì 4 e mercoledì 31. In entrambi i giorni, il nostro satellite è in fase piena o quasi, condizione che rende difficoltoso distinguere punti poco luminosi come Urano; tuttavia la coppia sarà separata di circa , una distanza angolare che tiene il pianeta appena fuori dall’alone lunare, agevolandone l’osservazione.

♆ NETTUNO

Nettuno si mantiene nei Pesci, non lontano dal confine con l’Aquario dove brilla Saturno. Al trascorrere delle settimane, i due pianeti si avvicinano sempre di più fino a trovarsi in congiunzione in febbraio. Proprio la loro vicinanza (che, beninteso, è solo prospettica) fa sì che i due corpi celesti assumano le stesse posizioni rispetto al Sole. Così, se Saturno va in quadratura orientale il 17, Nettuno ci va domenica 21, giorno del solstizio d’inverno, quando culmina sei ore dopo il Sole. Il lontanissimo pianeta è quasi di settima magnitudine e di diametro angolare di 2,5” e per tutto il mese si vede nella prima parte della notte: a sud-est dopo il tramonto e a ovest attorno alla mezzanotte. Durante la giornata di sabato 27 invece Saturno e Nettuno si trovano a turno in congiunzione con la Luna.


STELLE E COSTELLAZIONI

L’inverno fa il suo ingresso e il cielo si riempie di una moltitudine di stelle appariscenti, quasi cristallizzate nel freddo delle notti più lunghe dell’anno. Capella, Aldebaran, Betelgeuse, Rigel, Polluce, Castore, seguite da Procione e da Sirio, sorgono in tutto il loro fulgore una dopo l’altra, culminando nelle due ore che precedono e seguono la mezzanotte. Sono tutti astri di prima grandezza con Sirio che, con la sua magnitudine di m. –1,45, primeggia nell’intero firmamento. Proprio a partire da queste luci possiamo ricostruire le costellazioni che le ospitano, ovvero l’Auriga, il Toro, Orione, i Gemelli e i Cani Minore e Maggiore. Betelgeuse, Sirio e Procione formano poi l’asterismo del Triangolo Invernale, un’ulteriore guida al paesaggio astrale della stagione, a sua volta incastonato nell’asterismo più ampio dell’Esagono Invernale, dove a Sirio e a Procione si aggiungono Polluce, Capella, Aldebaran e Rigel.

A questo concentrato di astri scintillanti, che sono un po’ il cuore del cielo invernale, si affiancano le stelle più sommesse di altre costellazioni, come l’Eridano, il lungo fiume di stelle che ha il suo punto di partenza nei pressi di Rigel, dove possiamo distinguere Beta Eri di magnitudine 2,75, e quello di arrivo nella stella brillante Achernar o Alpha Eri, già nell’emisfero australe e preclusa alle nostre latitudini. Con l’Eridano confina la Balena che si avvia a tramontare a ovest, preceduta dai Pesci e da Pegaso, tipiche costellazioni autunnali. Volgendoci a est dell’Esagono Invernale, troviamo il debole Unicorno attraversato dalla Via Lattea e posizionato fra i Gemelli e il Cane Maggiore. I Gemelli invece sono seguiti dalla costellazione zodiacale del Cancro, anch’essa poco evidente, le cui stelle più luminose sono l’Asellus Borealis (m. 4,65) e l’Asellus Australis (m. 3,90), astro quest’ultimo appoggiato proprio all’eclittica. Proseguendo verso est, incontriamo il Leone che inizia a levarsi, dandoci un assaggio di una primavera ancora lontana.

In molte di queste costellazioni, al telescopio possiamo osservare oggetti di profondo cielo iconici, come la nebulosa del Granchio (M1) nel Toro, uno spettacolare e storico resto di supernova, le nebulose Rosetta e Cono nell’Unicorno, la nebulosa di Orione (M42), vera e propria fabbrica di stelle al centro della spada di Orione, insieme alla nebulosa oscura Testa di Cavallo all’estremità orientale della cintura di Orione.

Sotto un cielo molto buio possiamo invece distinguere l’ammasso aperto del Presepe (M44) nel Cancro e l’Albero di Natale nell’Unicorno, mentre i cieli urbani ci lasciano ancora vedere l’incantevole ammasso aperto delle Pleiadi (M45) insieme a quello delle Iadi da cui si allungano le corna del Toro, la loro costellazione.


VENERDÌ 5 DICEMBRE: SUPERLUNA

Chi si fosse perso la Superluna di novembre, può ritrovarla ancora una volta quest’anno venerdì 5, con aspetto pressoché immutato. Perigeo e fase piena, pur non verificandosi nello stesso giorno come in novembre, avvengono a poche ore di distanza: la Luna raggiunge infatti il perigeo attorno a mezzogiorno di giovedì 4, mentre va in fase piena poco dopo la mezzanotte, già venerdì 5 dicembre. Al perigeo viene a trovarsi ad appena 356.961 km dalla Terra, solo 129 km più lontana rispetto allo scorso perigeo, mentre in fase piena dista 357.219 km, 239 km in più rispetto al plenilunio di novembre. Queste differenze sono così piccole che non alterano pertanto le percentuali di incremento di luminosità e dimensioni del disco lunare, se non a livello di cifre decimali. Anche in dicembre quindi la Luna piena si presenta più luminosa del 23% e più grande del 14%!

Ricordiamo però che questi primati di luce e grandezza si riescono a percepire in realtà solo da un confronto fotografico con altre Lune piene, perché il nostro occhio non ha sufficiente sensibilità per apprezzare variazioni percentuali di questo ordine di grandezza. Ricordiamo anche che una Superluna si verifica quando la distanza tra la Luna piena e il suo apogeo è almeno il 90% della distanza tra perigeo e apogeo. Se in novembre questa condizione era soddisfatta al 99,7%, in dicembre lo è al 99,5%, dunque ancora abbondantemente!

Il fenomeno della Superluna non è un fenomeno astronomico vero e proprio, ha origini popolari, ma negli anni ha riscosso sempre più successo, diventando un appuntamento molto atteso, ormai affiancato a quelli scientificamente riconosciuti.

Dunque… Buona ultima Superluna del 2025!


DOMENICA 14 DICEMBRE: SCIAME METEORICO DELLE GEMINIDI

Quando lo sciame delle Leonidi si esaurisce, la Terra inizia ad attraversare una nuova regione cometaria da cui si possono sprigionare fino a 150 stelle cadenti all’ora! Si tratta invero di un valore puramente teorico – indicato con la sigla ZHR (Zenithal Hourly Rate) – valido in condizioni ideali come: buio totale (ovvero visione a occhio nudo fino alla sesta magnitudine), assenza di ostacoli all’orizzonte, radiante allo zenith e potendo avere sotto controllo con lo sguardo l’intera la volta celeste, limite questo palesemente invalicabile per il nostro occhio. Ma non solo. Potremmo pensare infatti di usare la macchina fotografica con obiettivo fish-eye per coprire il cielo a 360°, ma, oltre al fatto che lo ZHR è calcolato per un osservatore umano, la fotocamera per vari motivi non catturerebbe comunque tutte le scie luminose. Per esempio, per quanto breve impostiamo l’intervallo di tempo fra uno scatto e l’altro, potrebbe passare una meteora proprio nell’istante in cui l’otturatore è chiuso; inoltre, per le meteore più deboli, veloci o di breve durata, c’è un’impossibilità oggettiva di realizzare la combinazione perfetta di vari fattori strumentali (sensibilità, apertura del diaframma, tempo di esposizione, rapporto segnale/rumore, …).

Comunque, anche se il tasso orario nella realtà si abbassa notevolmente, possiamo farci un’idea dell’intensità dello sciame, e quello in questione in particolare, supera le tanto celebrate Perseidi di agosto! Di che altro sciame – a questo punto altrettanto famoso – stiamo parlando dunque? Ebbene, è quello delle Geminidi! Molti potrebbero non averlo mai sentito; in effetti il freddo e le incertezze meteo del periodo ne riducono la popolarità, lasciandolo in custodia ad appassionati e astrofili. Ma in realtà ci troviamo al cospetto dello sciame “più carico” dell’anno!

Le Geminidi attraversano il cielo dall’1 al 21 dicembre con picco nella notte di domenica 14. Si chiamano così perché il punto da cui sembrano provenire, il radiante, si trova nei Gemelli, non lontano da Castore, la seconda stella più luminosa della costellazione. Il radiante sorge dopo il tramonto e culmina attorno alle 2.00, circa tre quarti d’ora prima che la Luna faccia capolino sull’orizzonte orientale. Il nostro satellite è in fase calante e ha un’illuminazione del 30%, non di eccessivo disturbo, tuttavia per sfruttare la massima oscurità, conviene dedicarsi all’osservazione prima delle 2.30.

Le Geminidi sono stelle cadenti d’eccezione: queste briciole rocciose che, al contatto con l’atmosfera terrestre, bruciano trasformandosi nelle improvvise scie di luce, non si sono staccate da una cometa, ma da un piccolo asteroide di 5 km di diametro che ripassa vicino al Sole circa ogni anno e mezzo. Il suo nome è 3200 Phaeton e la sua natura è a dire il vero ancora misteriosa e oggetto di studio. Potrebbe non essere un asteroide, ma una cometa estinta o un nuovo oggetto chiamato “cometa di roccia”: su Phateon infatti non c’è ghiaccio, il componente distintivo delle comete.

Quel che è certo però è che le sue Geminidi sono scie chiare e persistenti che fendono il cielo.

E allora, se vi siete lasciati incantare dalle Perseidi in estate, preparate una coperta calda e alzate gli occhi anche a dicembre: le Geminidi vi aspettano!


VENERDÌ 19 DICEMBRE: COMETA 3I/ATLAS ALLA MINIMA DISTANZA DALLA TERRA

Dicembre è il mese in cui la cometa 3I/ATLAS arriva alla minima distanza dal nostro pianeta dopo un viaggio iniziato molti miliardi di anni fa! Scoperta il 1° luglio scorso, la 3I/ATLAS non è infatti una cometa del nostro Sistema Solare, ma proviene dal “disco spesso” della Via Lattea, così chiamato per distinguerlo dal “disco sottile” che, col suo spessore di circa 1.000 anni luce, è quello principale dove si aprono i bracci a spirale della nostra galassia. Il disco spesso può estendersi fino a 16.000 anni luce e lì splendono stelle antiche dal moto caotico, da una delle quali è sfuggita la cometa che venerdì 19 dicembre sarà a soli 270 milioni di chilometri da noi! È veramente dietro l’angolo pensando alle centinaia, se non migliaia, di anni luce che ha percorso finora; tuttavia è bene aggiungere che non c’è alcun rischio di impatto con la Terra.

La 3I/ATLAS ha un diametro stimato di 5,6 km e viaggia su una traiettoria straordinariamente iperbolica (la sua eccentricità è pari a e=6), motivo per cui non può essersi originata nel nostro Sistema Solare. Sembra inoltre essere antichissima: la sua età supererebbe i sette miliardi di anni, pertanto avrebbe la metà degli anni dell’universo! Se così fosse, saremmo al cospetto della cometa più antica mai trovata, preziosissima per le informazioni che porta con sé sull’ambiente in cui si è formata e sui processi che guidano la genesi di sistemi planetari attorno a stelle lontane.

Grazie al telescopio James Webb, sappiamo che il rapporto fra anidride carbonica e acqua è eccezionalmente alto (8:1), il che apre a due possibilità: o la cometa è stata esposta a livelli di radiazioni molto più elevati rispetto agli stessi oggetti del Sistema Solare, oppure è nata vicino alla “linea del ghiaccio di anidride carbonica” o “snowline dellaCO2”. Si tratta della distanza dalla stella centrale a cui la temperatura scende abbastanza da far ghiacciare l’anidride carbonica, trasformandola da gas a solido.

La 3I/ATLAS si trova nella Vergine fino al 7 dicembre quando entra nel Leone, il gruppo di stelle che la ospita nel giorno del massimo avvicinamento alla Terra. È visibile circa dalla mezzanotte, quando sorge, fino all’alba, quando culmina. L’osservazione richiede un binocolo 10×50 o un piccolo telescopio perché, seppur molto vicina, è un oggetto oltre la decima magnitudine (m > 10), dunque debole, e che si lascerà osservare con telescopi amatoriali ancora per un paio di mesi.


DOMENICA 21 DICEMBRE: SOLSTIZIO D’INVERNO

L’inverno 2025 comincia domenica 21 dicembre alle 16.03, istante in cui, per gli abitanti dell’emisfero boreale, il Sole tocca il punto più meridionale dell’eclittica, la sua orbita apparente inclinata di 23° 27′ rispetto all’equatore celeste.

Nei giorni dei solstizi questo angolo corrisponde così alla massima o minima declinazione assunta dal Sole, a seconda che inizi l’estate o l’inverno. In particolare, intorno al solstizio di dicembre, le notti durano oltre 15 ore: sono le più lunghe dell’anno… per la felicità di astrofili e appassionati del cielo!

Dunque non soltanto la notte del 21 dicembre detiene il record di durata, ma indicativamente anche le 3-4 precedenti e successive, perché in prossimità del punto più basso o più alto della sua orbita, il Sole per qualche giorno sembra stare fermo in cielo: se in quei giorni misuriamo la sua altezza massima sull’orizzonte (il suo mezzogiorno), la variazione è minima, quasi impercettibile. Tant’è che questo comportamento è descritto nell’etimologia della parola “solstizio” che deriva dal latino “sol sistit”, “il sole si ferma”.

Sulla Terra esiste un parallelo speciale (o meglio, uno per ogni emisfero), legato a questo punto d’arrivo in cui il Sole inverte apparentemente la rotta e, nel caso che stiamo descrivendo, è quello di latitudine uguale alla minima declinazione del Sole, cioè il parallelo a 23° 27′ di latitudine sud: il Tropico del Capricorno, così chiamato perché anticamente l’inverno (boreale) iniziava col Sole in quella costellazione; per l’emisfero australe iniziava invece l’estate.

Così è stato per quasi tutto il I millennio a.C., dopodiché la scenografia siderale è gradualmente sfumata nelle stelle del Sagittario, la costellazione precedente, ancora oggi teatro del passaggio dall’autunno all’inverno.

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Dietro la sfilata in ordine inverso delle costellazioni dello zodiaco, c’è il fenomeno della precessione degli equinozi, a sua volta dovuto a un moto dell’asse terrestre. Il nostro asse di rotazione infatti, attirato principalmente dalla Luna, non riesce a mantenere perfettamente stabile la propria direzione; il risultato è una sorta di barcollamento che, nel periodo lunghissimo di quasi 26.000 anni, conosciuto come “anno platonico”, lo porta a disegnare in cielo un cerchio (ovviamente immaginario), la cui circonferenza è tracciata da tutte le direzioni in cui via via punta. Il cerchio di precessione pertanto va a sovrapporsi a diverse costellazioni, le quali periodicamente ospitano il nord (e il sud) celeste. Oggi tocca all’Orsa Minore dove per un caso fortuito, c’è una stella molto vicina alla proiezione del nord geografico nel firmamento: Alpha UMi, la stella Polare. Ai tempi degli antichi Egizi rivestiva invece questo ruolo la costellazione del Drago e la stella polare era Thuban, Alpha Draconis.

Ma naturalmente, se il Polo Nord Celeste cambia posizione, lo stesso avviene di conseguenza ai quattro punti astronomici dove prendono il via le stagioni: gli equinozi e i solstizi, anche se i solstizi solo sensibilmente. Gli equinozi invece, che sono i punti dove eclittica ed equatore celeste si incontrano, risentono maggiormente del fenomeno e vengono raggiunti ogni anno con un anticipo di circa 20 minuti. Per questo motivo si parla di “precessione degli equinozi”. Così, la primavera nei secoli è arretrata dalla costellazione dell’Ariete a quella dei Pesci, l’estate dal Cancro ai Gemelli e ora sul confine col Toro, mentre l’autunno è indietreggiato dalla Bilancia alla Vergine.

Chi abita o si trova sul Tropico del Capricorno, che passa per Paesi come il Brasile, l’Argentina, il Cile, il Madagascar o l’Australia, non soltanto il 21 dicembre inaugura l’estate, ma vede il Sole culminare allo zenith, ovvero il Sole raggiunge la massima altezza sull’orizzonte (culminazione) quando è anche a picco sulla sua testa (zenith). Questo momento è molto affascinante perché in terra non si produce nessuna ombra! Una persona in piedi, un albero o un palo sono in pieno Sole, ma la loro ombra cade esattamente sotto di essi e non appare sul suolo.

Tornando nel nostro emisfero, concludiamo accennando al fatto che, anche se il 21 dicembre le ore di luce sono le minime dell’anno, non è perché il Sole sorge col massimo ritardo e tramonta col massimo anticipo. Se andiamo a verificare infatti, l’alba più tardiva avviene dopo il solstizio, mentre il tramonto più precoce prima, e questo perché il calcolo degli orari di levata e tramonto va fatto utilizzando il giorno solare vero, che è il tempo realmente impiegato dal Sole per tornare al meridiano e che, a causa dell’orbita ellittica della Terra e dell’inclinazione del suo asse, raramente è di 24 ore esatte.

Ilaria Sganzerla ]

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