Giovani stelle esplosive
Un team internazionale di scienziati guidato da Alessio Caratti o Garatti del Dublin Institute for Advanced Studies (Ireland) ha osservato e analizzato per la prima volta un outburst, un’esplosione generata da un giovane oggetto stellare di grande massa e provocata da materiale in caduta nella stella in formazione. Il team ha combinato immagini di SOFIA con quelle di altri osservatori (Gemini Observatory, ESO/VLT, Calar Alto Observatory, and ESO/MPG), analizzando una stella 20 volte più massiccia del Sole.
Lo studio ha confermato che le stelle massicce condividono i processi di formazione delle loro compagne più piccole, da nubi di gas e polveri in fase di collasso, radunando in seguito il materiale in caduta in un disco di accrescimento di gas e polveri che circonda la giovane stella. I nuovi dati forniscono evidenza di accrescimento episodico in giovani stelle massicce, osservati in precedenza durante la formazione di stelle più piccole: quando la distribuzione di materia nel disco non è continua, ma presenta addensamenti, frammenti del disco vengono occasionalmente ingeriti all’interno della stella in crescita, provocando un’esplosione.
Le osservazioni confermano che la formazione di stelle molto massicce può essere considerata una versione in scala superiore del processo con cui nascono stelle di massa bassa come il Sole. Le principali differenze sono che le stelle di taglia maggiore si formano circondate da dischi più grandi, con tasso di accrescimento molto più alto e su scale temporali più corte (circa 100.000 anni invece che diversi milioni). I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Physics.
S255IR NIRS 3 (NIRS 3 in breve) si trova a 6000 anni luce di distanza: gli astronomi hanno osservaro un evento accaduto ben prima della costruzione di monumenti come Stonehenge e le Piramidi. Precedenti dati osservativi disponibili da archivi indicano che NIRS 3 è circondata da una struttura simile ad un disco, un disco di accrescimento, ed è sorgente di un forte getto bipolare che sta eiettando materiale a centinaia di chilometri al secondo.
Uno studio dettagliato delle stelle di grossa taglia è difficile a causa della grande quantità di gas e polvere che circonda le massicce protostelle, e sono necessarie osservazioni nell’infrarosso per penetrare questi dense cortine oscuranti.
“In soli nove mesi, l’emissione esplosiva ha prodotto la stessa quantità di energia emessa dal Sole in circa 100.000 anni”, ha detto il coautore dello studio Alfred Krabbe. Gli astronomi hanno anche calcolato quanto materiale deve essere caduto nella giovane stella per produrre l’esplosione: quasi l’equivalente di due pianeti giganti come Giove. “Sorprendentemente, i fuochi d’artificio non si osservano solo alla fine della vita delle stelle massicce, come supernove, ma anche alla loro nascita!”.
[ Barbara Bubbi ]
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