buchi neri
Agli studi sui buchi neri il Premio Nobel per la Fisica 2020
Nel 1700 i primi buchi neri
È sorprendentemente antica l’idea che possano esistere corpi celesti con gravità talmente intensa da non far sfuggire nemmeno la luce. Oggi li chiamiamo buchi neri, e sono descritti dalla Relatività Generale, la teoria della gravità scoperta da Einstein appena un secolo fa.
In tempi precedenti però l’idea già era comparsa. Continua a leggere
Massicci buchi neri stellari annidati ai confini delle spirali
Le zone periferiche delle galassie a spirale come la nostra potrebbero essere piene di buchi neri in collisione di proporzioni massicce e potrebbero costituire una regione galattica di rilievo in cui andare a cercare sorgenti di onde gravitazionali, secondo uno studio di ricercatori del Rochester Institute of Technology, in via di pubblicazione su Astrophysical Journal Letters. Continua a leggere
La prima volta di VIRGO
È il quarto segnale gravitazionale mai ricevuto ed il primo osservato anche dall’interferometro italiano VIRGO, che ha iniziato ad agosto le osservazioni congiunte con gli osservatori gravitazionali americani LIGO.
Due settimane dopo l’inizio del “O2 run” (la nuova sessione osservativa che ha coinvolto contemporaneamente tre antenne gravitazionali) è giunto il segnale proveniente da 1,8 miliardi di anni luce di distanza. L’evento è molto simile al primo mai ricevuto, quello rilevato dalle antenne americane LIGO il 14 settembre 2015, che era stato prodotto dalla fusione di due buchi neri di 29 e 36 masse solari.
Il 14 agosto 2017 il segnale proveniva infatti da una coppia coalescente di buchi neri con masse di circa 25 e 31 volte quella del Sole. L’energia emessa sotto forma di onde gravitazionali dalla colossale fusione di masse è stata pari a quella che sarebbe prodotta dalla conversione in energia di tre masse solari: l’evento, finchè è durato, ha emesso molta più energia di quella irraggiata da tutte le stelle dell’universo.
Osservare con tre antenne anzichè con due ha permesso di ridurre di 10 volte l’area celeste ammissibile per la localizzazione dell’evento, che rimane tuttavia di 60 gradi quadrati: poco se si pensa che si tratta di un sofisticato incrocio di dati che in origine non hanno informazioni sulla direzione, ma ancora troppo per poter individuare, con i soli dati delle antenne, la galassia di provenienza del segnale gravitazionale. Tuttavia, nell’area di 60 gradi quadrati suggerita dalle antenne (e che si trova nella costellazione dell’Eridano), hanno puntato gli strumenti di 25 enti partner per la sorveglianza astronomica del cielo in cerca di un eventuale transiente elettromagnetico (un’eventuale emissione collaterale a quella gravitazionale), che però non è stato individuato (il che è ciò che ci si aspetta, dicono gli esperti, in caso di pura fusione di buchi neri).
Congratulazioni a VIRGO e all’osservatorio europeo di onde gravitazionali!
[Paolo Colona]
Altre fonti:
https://phys.org/news/2017-09-ligo-virgo-observatories-black-hole.html
Voraci Buchi Neri Rallentano la Formazione delle Stelle
Un nuovo studio di un gruppo internazionale di astrofisici, guidato da K. Dasyra della National and Kapodistrian University of Athens, suggerisce che i getti di particelle cariche dai buchi neri possano influenzare la formazione stellare nelle galassie, sia disperdendo che riscaldando grandi quantità di gas su vasta scala. Il risultato si basa su osservazioni della galassia IC5063, ottenute con ALMA dell’ESO. Continua a leggere
Inattesi aloni giganti attorno a quasar remoti
Un team internazionale di astronomi ha scoperto nubi di gas brillante attorno a quasar distanti. Questa nuova survey dello strumento MUSE sul Very Large Telescope dell’ESO indica che gli aloni attorno ai quasar sono molto più comuni del previsto. Continua a leggere